Fatale lo shopping natalizio, sotto casa: riconosciuto in un supermercato da un carabiniere di quartiere, è stato arrestato a Genova Onofrio Garcea, 60 anni, originario di Pizzo Calabro, latitante da luglio dopo la maxi operazione che aveva portato, tra la Calabria e la Lombardia, a oltre 300 arresti tra le famiglie legate alla ndrangheta. Il latitante è stato riconosciuto da un militare dellArma a Sestri Ponente mentre faceva tranquillamente la spesa. Garcea è accusato di usura aggravata dai metodi mafiosi: secondo laccusa, avrebbe prestato denaro con tassi superiori al 240 per cento. A novembre, i carabinieri del Ros avevano sequestrato beni al latitante per un valore di 250mila euro. Fra laltro, Garcea, ritenuto legato alla famiglia calabrese Bonavota di SantOnofrio, si sarebbe fatto bruciare con lacido i polpastrelli per non essere riconosciuto e non risultare nelle banche dati delle forze dellordine. Ad accorgersene sono stati i carabinieri della stazione di Pegli, durante le operazioni di identificazione subito dopo larresto. Dopo il prelievo delle impronte digitali, infatti, i militari si sono accorti che dai rilievi mancavano porzioni importanti di impronte. Hanno così controllato le dita di Garcea, scoprendo che erano state lesionate dallacido. Le cicatrici non erano visibili a occhio nudo, ma secondo i carabinieri loperazione risalirebbe al periodo precedente alla latitanza.
Anche per questo Garcea devessersi sentito in dovere di congratularsi con chi gli ha messo le manette. «Complimenti, siete stati bravi ad avermi trovato. Ma avrei preferito passare il Natale a casa, con la mia famiglia» ha detto , in particolare, Garcea al carabiniere di quartiere Roberto Fontana che lha riconosciuto e arrestato. Il latitante non ha opposto resistenza e si è consegnato dicendo solo quelle poche parole. Poi non ha più parlato. In tasca, aveva solo alcuni biglietti dellautobus, ancora non obliterati e alcune centinaia di euro, per le spese quotidiane. Non aveva, invece, documenti né chiavi di casa. Questo particolare ha insospettito gli investigatori che sono adesso sulle tracce dei complici che lo hanno ospitato in questi ultimi giorni. È emerso che Garcea era tornato in Liguria solo nellultima settimana, per trascorrere le feste con i familiari, in particolare i due figli che vivono a Genova. Ma non sarebbero stati i parenti a garantire questultimo periodo di fuga del presunto affiliato. I carabinieri del Ros, infatti, subito dopo larresto hanno effettuato una serie di perquisizioni nelle case e pertinenze dei parenti di Garcea, senza trovare però alcuna traccia di una possibile latitanza. Garcea, secondo gli inquirenti, da luglio fino a questi giorni si sarebbe mosso nel nord Italia. In particolare avrebbe trovato ospitalità a Torino, presso alcune famiglie originarie di Vibo Valentia, e a Milano. Ma non avrebbe mai lasciato lItalia. Per gli investigatori, il latitante conosceva ed era legato a Domenico Gangemi e Domenico Belcastro, i due presunti affiliati alle cosche di Siderno e Rosarno, finiti in manette nella maxi operazione che a luglio ha portato allarresto, tra la Calabria e la Lombardia, di 300 persone.
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