Penati attore recita Dostoevskij e Sant’Agostino

«Il progresso non è solo scienza, ma sono i giovani. Puntiamo di più su di loro»

Gianandrea Zagato

Declinare l’innovazione attraverso Italo Calvino, Sant’Agostino e Shakespeare. Ma anche tradurla con immagini, suoni e, perché no, con l’interpretazione di attori sui generis, come il presidente della Provincia Filippo Penati, il presidente della Camera di Commercio Carlo Sangalli, il presidente della Fiera Milano Michele Perini e il presidente di Promos Bruno Ermolli. Ma pure con il presidente della fondazione «Globus et locus» Piero Bassetti e l’editrice Federica Olivares.
Accade stamani al Piccolo Teatro Studio, dove va in scena «Meglio il nuovo oggi, ovvero quando l’innovazione fa spettacolo». Occasione teatrale firmata e diretta da Gioele Dix e promossa dalla Camera di Commercio nell’ambito del progetto per il Palazzo dell’innovazione.
Appuntamento in un tempio del teatro milanese e non, il Piccolo, per riflettere sul tema dell’innovazione, che non è solo essenza dello sviluppo economico, uno dei momenti di snodo del ciclo produttivo, ma anche culturale: aspetto, quest’ultimo, che Gioele Dix offre in un mosaico di idee, citazioni e parole. Viaggio per raccontare l’innovazione vissuta in ogni aspetto dell’esistenza, favorita dalla giovinezza o pagata con la vita, cercando comunque la libertà. Spunti di riflessione attraverso personaggi e intuizioni che hanno influenzato la storia dell’umanità, con opere memorabili o piccoli gesti invisibili.
«Già, la forza dell’innovazione non è solo la scienza, ma sono i giovani - chiosa Penati -. È su di loro che dobbiamo puntare, offrendo strumenti e spazi maggiori di quanto facciamo ora». Valutazione che il numero uno dell’amministrazione provinciale fa seguire, stamani, dalla lettura di tre grandi saggi: Tolstoj, Dostoevskij e Sant’Angostino, «per riflettere a voce alta, rispettivamente, sul rischio, sull’anticonformismo e sulla curiosità».
Ma a Milano, che gli italiani considerano la città più creativa del Paese e dove sta nascendo il luogo fisico e simbolico dell’innovazione - il Palazzo dell’Innovazione, ottomila metri quadrati per un investimento di trenta milioni di euro -, stamani al Piccolo Teatro Studio gli altri «attori-saggi» chiamati ad illustrare le diverse declinazioni possibili del concetto di innovazione mischiano pure Dante a Galileo e la Bibbia a Paul Ginsberg. Risultato? «Innovare significa un modo di essere, di pensare e di guardare al futuro. Una capacità creativa che di certo a Milano e ai milanesi non manca, su cui occorre puntare per una città che cresce» sintetizza Sangalli, che sempre oggi apre tra l’altro la maratona di dodici ore di interventi - dalle 10 alle 20 - sempre dedicati a tematiche legate all’innovazione (medicina, urbanistica, sicurezza, musica e giochi, scienza e moda).

Altro appuntamento in Galleria Vittorio Emanuele, altro viaggio nel futuro e attorno a quei quattro fattori che, secondo Ermolli, consentono di parlare di innovazione: capitale umano, originalità, internazionalizzazione dei prodotti e capitale finanziario. Principi che, sorpresa, si ritrovano nella vita e nelle parole di chi ha influenzato la storia dell’umanità.

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