«Cè un complotto del centrodestra e del Giornale che orchestra campagne contro di noi». Parole di Filippo Penati, presidente diessino della Provincia di Milano, musica di Giuseppina Piano su Repubblica di ieri. Una frase abbastanza sconcertante in bocca a un politico che il giorno prima (venerdì) il Giornale aveva ospitato con una lunga intervista. Una chiacchierata in cui Penati ha parlato dei suoi programmi, delle sue difficoltà, dei suoi successi. Gianandrea Zagato ha riportato fedelmente - come sempre - quanto detto dal presidente della Provincia. Ununica censura in tutto larticolo. Ma a «censurarsi» è stato lo stesso Penati che, dopo aver parlato dei «suoi professionisti della pace» ha chiesto a Zagato «per piacere» di lasciar perdere questo argomento. E sui professionisti della pace non è uscita una riga. Se questo è un complotto...
E come esempio di questa persecuzione la Repubblica porta il caso dellassessora Corso e degli aiuti per le popolazioni colpite dallo tsunami. Un argomento che purtroppo (purtroppo da un punto di vista giornalistico) non ha tirato fuori il Giornale. Ma non si può parlare di complotto se gli aiuti raccolti dalla Provincia sono ancora stipati in un capannone e i soldi sono ancora conservati in banca. Nessuno ha mai detto che aiuti e soldi la Corso o Penati li hanno usati per andare in discoteca o per invitare a cena gli amici. Abbiamo semplicemente parlato di inefficienza e di trascuratezza e sfido chiunque a dire che in un caso simile non si possa parlare di trascuratezza e di inefficienza. E se adesso lassessore Corso rischia il posto, se la giunta Penati rischia il primo rimpastino, se la Cdl della Provincia chiede una commissione dinchiesta non ci vediamo proprio niente di strano. E tantomeno ci sembra il caso di parlare di «complotto».
E si ricordi Penati che Ombretta Colli ha perso la poltrona su cui ora è comodamente seduto lui per uninchiesta della magistratura per cui non è stata neppure processata. Allora nessuno parlò di complotto. Neppure il democratico Penati.
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