Penati dimostra che questa sinistra non può governare

È passato poco più di un anno e mezzo dall’insediamento della giunta Penati a Palazzo Isimbardi ed ecco manifestarsi sempre più - in verità non da ora - forti malumori e litigi all’interno della maggioranza che guida la Provincia di Milano.
Ultimo in ordine di tempo, ma molto grave, è l’atto d'accusa proveniente da una parte politica, quella dei Verdi (seduti in giunta a fianco di Penati) che accusano il presidente diessino di non mantenere gli impegni presi in campagna elettorale, riferendosi alla nuova tangenziale esterna.
I Verdi ribadiscono che l’accordo elettorale prevedeva una diversa impostazione degli investimenti infrastrutturali rispetto alla mobilità dell’area milanese.
Mentre la giunta di sinistra litiga sulla «interpretazione» autentica del vecchio programma elettorale del 2004, Milano è pronta per rilanciare quella vigorosa spinta riformista e di modernizzazione che ha determinato, nei decenni passati, le basi dello sviluppo di questa nostra città: sono i cittadini, le imprese, la società che lo chiedono a gran voce alla loro classe dirigente.
Ed è in nome del nuovo rinascimento di Milano che le istituzioni e le forze politiche dovrebbero riavviare una stagione di dinamismo e di proiezione verso i migliori esempi delle grandi città europee. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il volano della ripresa economica - indispensabile a tutto il Paese - non può che partire dalla nostra città e dal territorio che la circonda. Alcuni segnali positivi in questa direzione già si vedono, le forze sane dell’impresa e della società sono già in movimento. Ora sta alla politica saper dare risposte giuste, coerenti e tempestive.
Non credo che la Grande Milano del futuro possa ammettere le ambiguità e le incongruenze che il cartello delle sinistre vive al proprio interno e che, affannosamente, tenta di nascondere. I problemi che stanno emergendo in seno alla giunta Penati ne sono un chiaro esempio per tutti e dovrebbero far riflettere gli elettori sulle inevitabili e gravi conseguenze che, anche a livello nazionale, una eventuale vittoria di un centrosinistra così disomogeneo arrecherebbe al Paese. Flessibilità e crescita, liberalizzazione delle imprese e sussidiarietà, efficienza responsabile e solidale non appartengono al lessico della parte più estrema della sinistra italiana che sostanzia le fila dell’Unione e ne condiziona inevitabilmente i programmi.
In sede elettorale, pur di costruire un consenso ancorché basato sulle disomogeneità e sull’equivoco, Penati ha promesso tutto e il contrario di tutto. Oggi i nodi vengono al pettine e se non si vuol fare ulteriormente precipitare, nei prossimi anni, una situazione di congestione e disagio che oramai paralizza il sistema delle autostrade e delle tangenziali milanesi, è inevitabile avviare immediatamente i lavori per la realizzazione della BreBeMi, della Pedemontana e soprattutto della tangenziale Est esterna. Questo Penati lo sa bene e lo sanno bene i responsabili della Margherita e dei Ds a livello di Provincia e di Regione. La posizione ideologica e preconcetta dei Verdi non è evidentemente conciliabile con le necessità improcrastinabili dei cittadini dell’area milanese.

Per non parlare poi dell’affaire Serravalle, che ha portato il presidente Penati a dedicare troppe risorse pubbliche per acquistare azioni della società, quasi la Provincia fosse una banca d’affari e non un Ente che ha, quale missione, il supportare i Comuni nel loro impegno quotidiano nella risoluzione dei bisogni dei cittadini.
*Parlamentare europeo di Fi
Commissario del Coordinamento provinciale di Milano

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