Penati giù dal palco dei girotondini La star? La ragazza che evoca Hitler

Il presidio che dovrebbe celebrare anche a Milano la rinascita dell’unione antiberlusconiana si riunisce in largo Cairoli. I tronconi sono due: da via dei Mercanti partono alcune centinaia di persone del cosiddetto «Popolo viola», i giustizialisti, militanti dell’area degli ex girotondi. Con loro le bandiere di Rifondazione, e il candidato presidente della Regione Vittorio Agnoletto. In largo Cairoli c’è già il Pd. Le due manifestazioni previste all’inizio si sono fuse. Ma il patto è questo: non parla nessuno dei politici. Giù dal palco tutti i candidati. Filippo Penati del Pd come Agnoletto - e sarebbe toccato anche a quello dei grillini, Vito Crimi.
Pochi minuti prima delle 15 i «viola» si mettono in marcia verso Cairoli. In piazza Cordusio incrociano il gazebo di Massimo Buscemi, assessore e candidato del Pdl. Dentro due ragazze. Distribuiscono spilline, palloncini e dépliant: tutto il materiale della propaganda elettorale. All’inizio si beccano solo sguardi minacciosi - mentre un gruppetto di signore canta «Bella Ciao» - poi i viola si caricano l’uno con l’altro, e parte una bella razione di insulti: «Vergogna, merde, fate schifo» e così via. Gli agenti si stringono intorno al gazebo. Le due non si spaventano, osservano solo: «Noi non ci sogneremmo mai di andare davanti a un loro gazebo a insultare e minacciare, se ne approfittano perché siamo solo due».
Stessa scena alla fine di via Dante, ma stavolta tocca ai leghisti. Una donna, viola o comunista, se la prende con la polizia che tiene d’occhio i gazebo di Pdl e Lega, e ovviamente trascura quelli di Rifondazione. Le ragionevoli obiezioni dei militanti leghisti - «Rifondazione non rischia nulla» - diventano il pretesto per un «vergognatevi». Così, a prescindere.
In largo Cairoli ci sono già i militanti del Pd, di Sinistra e Libertà, arrivano quelli dell’Italia dei Valori di Di Pietro. Il palco guarda il Castello Sforzesco, un grande schermo è collegato con la manifestazione di Roma. Qui sono poco più di 5mila persone. Al microfono un collaboratore di Enzo Biagi, Loris Mazzetti. Dà la parola ai relatori, li ferma quando a Roma c’è un intervento rilevante. Parla Carlo Smuraglia, presidente dell’Anpi di Milano. Poi tocca a una studentessa, Roberta, 18 anni fra una settimana. Si presenta come timida, e legge. Ma il suo discorso è tutto all’attacco, da tribuno consumato. Il suo è un appello alla mobilitazione contro il «regime», contro «questa fase della evoluzione del regime». Ed evoca Hitler, il consenso riscosso dai nazisti prima di «incendiare», «uccidere» e «arrestare». Se la prende con l’adulazione degli «idioti» e dei «servi» e con il silenzio degli indifferenti. Un trionfo per lei, è la star del giorno. Dalla studentessa al preside dell’istituto «Falcone e Borsellino» di Corsico, Dario Manzo, e poi a Bice Biagi. Spazio anche a un lavoratore dell’Agile ex Eutelia.

Sotto, i candidati ci sono tutti: saluti, pacche sulle spalle, strette di mano. Filippo Penati si aggira sul lato destro della piazza, passando da un’intervista a una dichiarazione. Qualcuno mugugna: «Se non fossimo stati sotto elezioni, non sarebbero mica venuti i partiti».

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