Gianandrea Zagato
Quando Filippo Penati sostiene di non volere candidarsi a sindaco di Milano, be è difficile credergli. Almeno, così dicono i suoi supporter: quei ds che in lui ripongono la speranza di espugnare la città governata dal centrodestra. Gli altri ds fanno sapere invece di essere già disponibili a offrire munizioni per il tiro al piccione contro il presidente della Provincia.
E il presidente della Provincia prende tempo «anche se la sua auto-nomination è già stata messa sul piatto» osserva Bruno Dapei, capogruppo provinciale di Forza Italia. «Bisogna quindi che Penati sgomberi il campo da ogni ipocrisia: al suo consiglio provinciale deve dire, nel rispetto di un rapporto trasparente con gli elettori, qual è il suo futuro». Richiesta «senza finzioni e reticenze» che difficilmente sarà però esaudita: questione di strategie e alchimie politiche di quellUnione senza candidato, che dopo aver affossato il professor Umberto Veronesi sembra non avere una classe politica matura in grado di esprimere un potenziale sindaco. A sostenerlo (e quindi anche a bocciare lipotesi Penati) è la Margherita. In prima fila Vincenzo Ortolina, presidente del consiglio provinciale, che definisce Penati «demiurgo» e gli preannuncia qualora si candidasse sindaco il suo voto contrario. Stupore: Ortolina è il braccio sinistro di Patrizia Toia che, almeno a parole, sembra giocare la stessa partita di Penati. Ma, forse, avvertono in casa Margherita qualcosa si è inceppato: la vicenda Serravalle non trova tutti daccordo e felici.
O, aggiungono, cè qualcuno che teme di dover ritornare alle urne se Penati abbandonasse Palazzo Isimbardi per scalare il Comune di Milano.
Penati, lautocandidatura spacca lUnione
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