Il Pd sceglie definitivamente il giustizialismo, e corre in piazza al seguito di girotondini e «popolo viola». È durato solo un giorno l’impegno solenne del candidato democratico, Filippo Penati: «In ogni caso non ho fatto e non farò ricorso», aveva detto l’ex presidente della Provincia. Il nobile proposito era stato enunciato nel pieno del caos elettorale, quando sembrava che il Pdl e la Lega rischiassero realmente l’esclusione. Poi il Tar ha certificato come stavano davvero le cose: l’esclusione del listino di Roberto Formigoni era un abuso ingiustificato, che la Corte d’appello non avrebbe potuto deliberare. E a quel punto il «non faremo mai ricorso» è diventato un «forse faremo ricorso». E ora che Formigoni è in sella esattamente come prima, il candidato del Pd è passato a «sto prendendo seriamente in considerazione l’eventualità di fare un ricorso».
Insomma, Penati e Pd hanno nostalgia di ordinanze e carte bollate, e continuano a sperare in una - peraltro ormai impossibile - vittoria per via giudiziaria. Penati in particolare continua a sostenere ciò che lo stesso Tar ha escluso, vale a dire che l’intervento governativo mediante decreto è risultato decisivo per la riammissione di Formigoni. E quindi avverte: «Se il governo non ritirerà questo decreto io sto prendendo seriamente in considerazione l’eventualità di fare un ricorso». Il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, copre politicamente la linea di Penati: usare il ricorso (eventuale e spuntato) in Lombardia come arma di pressione da usare per il Lazio. «Il centrodestra - ha intimato ieri Bersani - rinunci a proseguire nei suoi ricorsi. Noi d’accordo con il candidato Penati siamo pronti a fermare il ricorso in Lombardia. È ora di creare un clima in cui finalmente si possa parlare delle cose che interessano ai cittadini». Parlare ai cittadini, dunque, ma solo se il Pdl rinuncia a correre, come suo diritto, nella capitale.
Formigoni intanto non appare né preoccupato né interessato a quello che era lo scontro sulle liste, e che è diventato lo scontro elettorale di una sinistra in cerca di argomenti: «Facciano quello che vogliono - ha detto ieri il candidato di Pdl e Lega parlando del ricorso della sinistra - certamente non è quello che desiderano i cittadini». «Io - ha aggiunto Formigoni - preferisco seguire i cittadini che sono interessati a capire quali saranno le nostre politiche». «Finalmente la campagna elettorale è entrata nel vivo». Il suo invito a Bersani: «Non ridurre tutto a dietrologie e banalizzazioni».
La svolta neo giustizialista del Pd si traduce nel matrimonio con le forze del giustizialismo in servizio permanente effettivo. Ci sarà infatti una manifestazione sola sabato, a Milano, contro il governo. Dunque non - come previsto nei giorni scorsi - due appuntamenti, uno del Pd e uno del cosiddetto «Popolo viola», ma un’unico presidio di piazza a cui hanno deciso di aderire Pd, popolo viola, movimento 5 Stelle, Italia dei valori, Sinistra ecologia e libertà, Federazione della sinistra, verdi e Partito socialista. Tutta la galassia dell’area girotondina e dei supporter di Beppe Grillo, insomma.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.