Penati sindaco? Basta l’idea e l’Unione litiga

La Margherita dice subito no. Ma anche molti diessini sono perplessi

Umberto Veronesi l’hanno fatto fuori a colpi di dossier, aggressioni verbali e strumentalizzazioni. Ma adesso c’è un altro aspirante inquilino sindaco da bruciare: è Filippo Penati. Sì, il presidente della Provincia che, a taccuini chiusi e microfoni spenti, non ha mai negato di guardare a Palazzo Marino. E, quindi, messa in soffitta quella contro l’oncologo parte la campagna contro il diessino. Testi e musica del centrosinistra, naturalmente.
Aspettando che Antonio Panzeri e Pierfrancesco Majorino - rispettivamente l’ex segretario della Camera del Lavoro e il responsabile cittadino della Quercia - facciano il replay del «no» a Penati, ci accontentiamo di Vincenzo Ortolina, presidente del consiglio provinciale. «Penati sindaco? Sarebbe una fuga dalla Provincia» dichiara l’esponente della Margherita che mette nel mirino «i doveri politico e morale presi con gli elettori» e avvisa il centrosinistra di non ricorrere «a demiurghi o salvatori di tutte le soluzioni perché sarebbe solo dimostrazione di impotenza». E che per Penati la strada sia in salita lo dimostra pure un’altra uscita della Margherita, stavolta a firma Francesco Rutelli che, tra le righe, sostiene i virgolettati anti-Veronesi lanciati da Nando Dalla Chiesa e Alberto Mattioli: dichiarazione rutelliana che mette all’angolo chi come Amoruso Battista o Patrizia Toia sosteneva la discesa in campo dell’oncologo. E non sfugge a Penati il dettaglio che sia Dalla Chiesa quanto Mattioli considerino di troppo una sua candidatura che, questione di equazione, non avrebbe dunque il placet della segreteria romana della Margherita.


Non c’è quindi da sorridere per il presidente della Provincia, mentre Bruno Tabacci si dice «divertito dal dibattito che si sta scatenando su Milano in ordine alle candidature che vengono vagliate in relazione ai loro giudizi sugli assetti bipolari italiani».

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