Milano Mentre tutto è bufera. Mentre il governo scricchiola sotto i colpi di inchieste e intercettazioni ( alcune pubblicate, altre per ora solo favoleggiate). Mentre il Paese conta le donne del Cavaliere. Ecco, mentre un terremoto riempie pagine di giornali, un altro scossone va in diretta tv. Un uomo davanti alla telecamera dice «ho pagato» e «ho visto pagare tangenti ».
Piero Di Caterina, la gola profonda, il grande accusatore, l’imprenditore che ha passato anni a braccetto con la politica - prima che, a suo dire, la politica gli si ritorcesse contro- torna a scoperchiare il vaso delle presunte mazzette rosse.
Lo fa dagli studi di Rai 3 , ospite ieri della trasmissione In mezz’ora di Lucia Annunziata. «Quanti soldi ho dato a Filippo Penati? Non sono importanti 500mila euro più o meno, siamo sui 3 milioni, 3 milioni e mezzo di euro nel corso dei 10 anni vissuti assieme». E ne ha anche per Giorgio Oldrini, attuale sindaco Pd di Sesto San Giovanni. Che «la parte di Oldrini è quella che caratterizza maggiormente il “sistema Sesto”, perché nell’era di Oldrini per essere in condizione di lavorare bisogna entrare in un sistema di corruzione molto complesso». Denuncia via etere. Accuse urbi et orbi . Tangenti dal piccolo schermo. L’imprenditore ripercorre l’ultimo decennio tra affari e favori alla politica. Più che di mazzette, Di Caterina parla di «finanziamenti» a Penati e al suo ex braccio destro Giordano Vimercati. Soldi che sarebbero tornati indietro con i versamenti di Pasini, interessato alla riqualificazione dei terreni industriali dell’ex Falck, al quale proprio Penati avrebbe chiesto 20 miliardi di lire. «In ogni caso - spiega Di Caterina- ho ricevuto cifre molto molto basse per giustificare le donazioni. Nel 1997 ho vinto una gara a Cinisello Balsamo, però l’aiuto che ho avuto è stato quello di una gara regolare e io la vinco».
«Nell’era Oldrini - è la versione del titolare della Caronte, società di trasporti pubblici in perenne vertenza con l’Azienda dei trasporti milanese - con Adriano Alessandrini sindaco a Segrate e a Milano con Atm io ho solo prestato soldi. Nella questione Penati io ottengo parte dei miei quattrini da un altro imprenditore (Pasini, ndr ) che invece paga una tangente. Io gli presto i soldi e mi ritornano da un imprenditore sestese per 1 milione e 200mila euro, poi Penati mi presenta l’altro imprenditore che avrebbe dovuto compare un mio immobile».
Insomma, «io finanzio con prestiti e recupero attraverso tangenti». Perché tutti quei soldi? «Io ho versato quattrini a Penati per sue le esigenze nella politica, ma ritengo che fossero sufficienti per Sesto e Milano, non per andare a Roma». Anche se gli inquirenti, su questo punto, pensano che parte del denaro abbia preso la via di Botteghe Oscure. Sia con quello che sarebbe stato ricavato dall’affare Serravalle (su cui puntano gli inquirenti), sia attraverso le cooperative di Bologna, «imposte» per i lavori all’ex Falck.«Le coop-ricorda Di Caterina- arrivano a Sesto con il recupero di aree dismesse, e ho saputo di tangenti fra Pasini e le coop». È un ruolo strano, quello di Di Caterina. Fino a ieri, parte integrante del meccanismo. Ora, grande accusatore. Tanto da rievocare la stagione di Mani pulite.
«Se mi auguro nuova Tangentopoli? Me la auguro, così come spero di poter tornare a lavorare senza la ghigliottina della corruzione che può cadere da un momento all’altro. Spero che questa vicenda faccia uscire un sistema di malaffare che c’è in Italia dove pochi ladri danneggiano 50 milioni di italiani».
Ma i primi a sentirsi danneggiati dalle parole dell’imprenditore sono proprio Oldrini e Alessandrini (entrambi indagati), che - dopo l’intervistadell’imprenditore-annunciano di voler «presentare quanto prima querela con richiesta di risarcimento per ingenti danni d’immagine». E dopo aver annunciato una conferenza stampa a Sesto San Giovanni per domani, chiedono il diritto di replica alla Rai con una partecipazione alla trasmissione dell’Annunziata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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