Altri duecentocinquanta rom in mezzo alla strada. Situazione «ingestibile» avverte Filippo Penati: «Condizione che non consente né adeguati interventi sociali né un presidio efficace dellordine pubblico. I rom rientrino nei Paesi dorigine».
Messaggio chiaro e inequivocabile: «Lalto numero dei campi e il loro sovraffollamento mettono a rischio la stessa incolumità di chi vi abita». E, quindi, sostiene il presidente della Provincia «diventa oggi quanto mai urgente mettere a punto una strategia che punti a ridurre il numero dei rom sul nostro territorio e attraverso accordi bilaterali di cooperazione crei condizioni favorevoli per un rientro volontario dei rom nei Paesi dorigine».
Uscita che imbarazza la sinistra e i supporter di don Virginio Colmegna. Ma anche Palazzo Marino resta spiazzato. Il virgolettato dellinquilino di Palazzo Isimbardi arriva mentre il Comune di Milano prende un impegno per il futuro dei duecentocinquanta rom: «Troveremo sistemazione qui intorno» fa sapere lassessore Mariolina Moioli, che già pensa a una nuova occupazione sempre a due passi da piazzale Corvetto. «Sistemazione senza divisioni, dopo unaccoglienza temporanea che già da stanotte è offerta prioritariamente a donne e bambini, mentre gli uomini devono arrangiarsi».
Soluzione, dunque, sempre allinsegna dellemergenza preceduta però dal «censimento». Sostantivo, questultimo, che irrita Matteo Salvini: «Oggi, dicono dal Comune, in quellautentico fortino dellillegalità trovano rifugio centinaia di rom. Qualcosa come 150 in più rispetto al censimento datoci nello scorso aprile: allora, i rom erano sì e no 100». Differenza che il capogruppo comunale della Lega spiega con «la fuga da Triboniano delle famiglie che là temevano lo sgombero, che non erano neppure in regola secondo il patto di legalità e socialità». Rom che, secondo Salvini, saranno «ospitati da Palazzo Marino, con il supporto di don Virginio Colmegna and company». Come dire: la pazienza ha un limite, «lunica concessione possibile è ladeguata accoglienza del Comune nei confronti dei minori» ovvero «tutti gli altri occupanti devono essere allontanati dalla città».
Affermazione che il capogruppo del Carroccio accompagna con la richiesta «di bonificare e recintare larea di San Dionigi» e linvito «a non spendere neanche un euro dei milanesi per fare altri favori a chi ha scelto di vivere nellillegalità».
Parole dure rispetto al racconto «dello spirito» della favela di via San Dionigi: «A differenza di altri campi, più o meno clandestini, questo insediamento di rom era controllato e seguito da diverse organizzazioni di volontariato» sostiene Andrea Fanzago (Ulivo).
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