Gianandrea Zagato
Aspettando che la Corte dei Conti accerti «possibili danni alle casse pubbliche» commessi dalla Provincia nellaffaire Serravalle, Filippo Penati sceglie di far volare sempre più bassa la politica milanese. Lo fa attraverso una nota che annuncia il «via libera della giunta provinciale alla quotazione in Borsa di Serravalle».
Notizia data dallinquilino di Palazzo Isimbardi con laggiunta «del raggiungimento del flottante necessario alla quotazione sul mercato, in quanto il Comune di Milano e il gruppo Gavio hanno dichiarato alladvisor Lazard di mettere a disposizione rispettivamente, il 18,6 per cento e il 4 per cento delle proprie azioni». Annotazione che fa a pugni con la realtà: nella relazione delladvisor Lazard cè la disponibilità del Comune a partecipare allipo della Serravalle - lofferta pubblica iniziale - ma solo dopo aver valutato la convenienza del prezzo di mercato. Condizione non da poco, osservano gli analisti della banca daffari. E, infatti, il range indicativo di valore della Serravalle - mettono nero su bianco nella loro valutazione preliminare - va dai 4,87 ai 7,09 euro per azione ovvero prezzi ben lontani da quell8,83 che Penati ha pagato al gruppo Gavio per la conquista del controllo della società.
Evidente limpossibilità per Palazzo Marino di quotarsi: non solo perché il valore della sua quota sarebbe visibilmente deprezzato ma anche perché sarebbe un regalo di troppo fatto al socio privato. Ben strana ipo, quindi: con la Provincia che definisce «determinante la sua partecipazione» allo sbarco in piazza Affari perché mette «a disposizione del flottante il 2,5 per cento delle proprie azioni». Confermando dunque lindisponibilità a scendere sotto il 50 per cento, «vogliamo conservare la maggioranza per garantire la governance della società» è il leit motiv di via Vivaio che, oggi, detiene il 52,9 per cento.
«Giochino, quello coi numeri che non tornano, a cui lamministrazione provinciale del centrosinistra ci sta troppo spesso abituando» commentano da Forza Italia dove respingono, «per lennesima volta», in toto le osservazioni di Palazzo Isimbardi: «La maggioranza della società era garantita anche prima che Penati scalasse la società violando il patto di sindacato firmato con Gabriele Albertini e, quindi, per governare la Serravalle non gli serve detenere il 50 per cento a meno che non voglia essere il padrone assoluto nel settore della mobilità lombarda». Osservazione che segue unaltra nota dellufficio stampa di via Vivaio, dove si dà notizia «dellimpegno comune tra la Provincia di Milano e quella di Como per la realizzazione di Pedemontana».
Messaggio di chi sa di poter disporre dellundicesima lettera di dimissioni dal consiglio damministrazione di Serravalle, «azzerando il cda, Penati, ottiene di non affrontare la discussione sullo sbarco in Borsa e rende più forte il suo asse politico-economico con Gavio» chiosa Forza Italia.
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