Penati vuole far «cassa» con la patrimoniale

Intanto il Comune ribadisce: «Servizi ai cittadini, non faremo tagli»

(...) E allora è pronta la ricetta dell’ex sindaco dell’ex Stalingrado d’Italia che chiede di consentire agli enti locali di tassare «in via straordinaria» le rendite finanziarie dei grandi patrimoni miliardari di questo Paese». «Lo dico - aggiunge tanto per essere sicuro di centrare il bersaglio grosso - da presidente della Provincia dove c’è l’uomo più ricco d’Italia. Forse partendo da qui si potrebbero trovare le risposte sufficienti».
Agli antipodi il dirimpettaio di Palazzo Marino. «Se si è in grado di amministrare il patrimonio pubblico con criteri diversi da quelli della spesa senza controllo - assicura Gabriele Albertini -, si trovano le risorse. Il mio amico e collega Veltroni si lamenta giustamente dei tagli. Ma c’è un motivo: le aziende comunali di Roma sono in forte passivo e ogni anno l’amministrazione della capitale deve distrarre fondi per sopperire ai buchi. Basti pensare all’azienda di trasporti romana che ha un deficit di 196 milioni di euro anche se il biglietto costa un euro come da noi. Le nostre aziende comunali sono in attivo dal ’98, dopo che le abbiamo trovate profondamente in rosso, con picchi di 300 miliardi di lire per Atm». Cifre che consentono al sindaco di ribadire che «a Milano non ci sarà nessun taglio» e che «sarà confermata per il 2006 la previsione di spesa corrente del 2005». In vista «economie e riduzione degli sprechi su spese di rappresentanza, convegni e viaggi». «Nessun taglio» è anche la parola d’ordine dopo il comitato di presidenza riunitosi ieri di buon mattino nell’ufficio di Albertini. «Anche quest’anno - assicurano al termine il vicesindaco Riccardo De Corato e il capodelegazione di Fi Bruno Simini - non faremo tagli né per i servizi sociali, né per le scuole, né per l’illuminazione, né per la manutenzione stradale. Anzi la spesa per i servizi sociali verrà aumentata e in particolare i fondi per pagare le rette per i minori. Tutto ciò è possibile non solo perché per la spesa corrente ci attesteremo sui risultati del 2005, ma anche perché il Comune di Milano è l’unico in Italia che potrà contare sugli introiti provenienti dai dividendi delle società per azioni comunali, in particolare Sea e Aem, ma anche Atm e Mm. Veltroni, Domenici e Chiamparino dovrebbero prendere esempio da Milano che, invece di prendersela con il governo e con la finanziaria, ha attinto e attingerà anche ai dividendi per coprire i costi sociali e per la persona. Con le entrate della vendita Sea si potranno estinguere mutui, avere meno indebitamenti e utilizzare i residui per finanziare servizi sociali e della persona».
Compatti gli assessori comunali del centrodestra che ricordano come due anni fa «abbiamo ricavato 600 milioni di euro dalla vendita del 17 per ceno dell’Aem e ne abbiamo risparmiato 258 attraverso il rifinanziamento dei mutui». E poi fanno di conto.

«Quest’anno - spiegano - abbiamo un totale di 850 milioni di euro più un ulteriore 10 per cento previsto dalla finanziaria da investire in importanti opere pubbliche per la città, dalla linea 4 della metropolitana, al canale drenante nord che servirà a evitare che il fiume Seveso quando piove allaghi cantine e negozi di Niguarda, alla realizzazione del primo lotto della Città delle Culture».

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