Politica

Pene più severe per i recidivi, il Senato dice sì

Tagliati i tempi di prescrizione. L’opposizione grida alla legge «salva Previti». D’Onofrio: impossibile definirla così

Pene più severe per i recidivi, il Senato dice sì

Anna Maria Greco

da Roma

Il sì del Senato alla legge che aumenta le pene per i recidivi e taglia i tempi per la prescrizione, la ex-Cirielli, arriva a fine mattinata, dopo l’approvazione dell’articolo 10 che ne stabilisce l’applicazione anche ai processi in corso. Il testo è stato rivisto in più punti rispetto a quello varato a dicembre dalla Camera e quindi dovrà tornare a Montecitorio.
È la «salva-Previti» per l’opposizione che, per bocca del capogruppo dei Ds Gavino Angius, la definisce «la peggiore delle leggi vergogna volute dalla destra». Ma il centrodestra difende il provvedimento, negando che porti vantaggi all’ex ministro azzurro e Luigi Bobbio, capogruppo di An in Commissione Giustizia, ribatte che «è una legge fatta nell'interesse di tutti i cittadini di avere una giustizia rapida e certa, perché ottiene due importantissimi risultati: incide sul sistema della prescrizione e recupera incisività ed efficienza con le norme sulla recidiva, sul bilanciamento di attenuanti e aggravanti». Il presidente dei senatori Udc, Francesco D'Onofrio, aggiunge: «Avevamo detto che la ex-Cirielli non era blindata e non lo è stata, come dimostrano i molti emendamenti che il Senato ha approvato. Ora la legge torna alla Camera. Avevamo detto che era improprio chiamarla la “salva-Previti” e dopo il voto del Senato, che allunga di un anno i procedimenti penali all'esame della Cassazione, è impossibile, anche giuridicamente, definirla così».
Ma l’Unione è scatenata. «È il trionfo di una cultura arrogante con i deboli e compiacente con i forti», afferma Guido Calvi della Quercia. E il responsabile Giustizia dello stesso partito, Massimo Brutti, precisa che le modifiche apportate al primo testo non sono «sufficienti ad attenuare il nostro giudizio fortemente negativo su di un testo che consideriamo ingiusto e pericoloso». Anche perché, prosegue il Ds, «l'accorciamento drastico dei tempi di prescrizione varrà, e questo è ancora più grave, anche per i reati con l'aggravante di terrorismo».
Protesta anche l'Unione delle Camere penali, che proclama uno sciopero per il 19 settembre contro il provvedimento. Contiene, afferma, previsioni «inaccettabili», che determineranno «gravi rischi di regressione» per il nostro sistema penale.
La legge ha come punti centrali l’aumento delle pene per i recidivi e il drastico taglio dei tempi di prescrizione, che interviene quando è trascorso un tempo pari alla pena massima prevista per il reato aumentata di un quarto se si è incensurati, della metà se si è recidivi, di due terzi se si torna a delinquere entro i cinque anni. Quanto alla sospensione dei processi «per impedimento delle parti e dei difensori», la nuova udienza deve essere fissata entro i 60 giorni «dalla prevedibile cessazione» dell'impedimento. La legge entra in vigore il giorno dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale ma si applica solo ai procedimenti in corso per i quali le nuove norme risultino più favorevoli e se i processi sono già in Cassazione, il tempo della prescrizione viene aumentato di un anno.

Imprescrittibili sono i reati da ergastolo; non ci sono più le attenuanti previste per i settantenni; le pene per i mafiosi sono più severe e vengono raddoppiate quelle per i reati di usura.

Commenti