La penna spezzata, c'era una volta l'arte lenta del critico musicale

Era meglio prima, come dicono i nostalgici? O meglio oggi, come dice chi non c'era prima?

La penna spezzata, c'era una volta l'arte lenta del critico musicale
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Eccolo. C'è un elegante ritratto dello spirito di un tempo, non solo musicale, nelle imperdibili righe qui sopra, scritte tanti anni fa, circa venti, dal più poetico dei critici musicali, Cesare G. Romana. Il ritratto di un artista che se ne andava ma anche uno zeitgeist che ormai è andato e si declina implacabilmente al passato perché in due decenni, anche meno, tutto è cambiato dappertutto, pure nell'informazione musicale che è la più perfida delle informazioni perché cambia prima di tutte le altre, avvisa delle rivoluzioni come i gatti o le rane percepisco prima di tutti lo scatenarsi del terremoto. E fuggono. I critici musicali alla Cesare G. Romana hanno fatto diversamente, sono spariti quasi del tutto, privati giocoforza del loro campo d'azione, o di battaglia, che era la recensione ponderata, scritta "cum iure tempore", con il giusto tempo di riflessione e decantazione, indispensabile per una valutazione piena e argomentata. Insomma, l'informazione musicale è cambiata radicalmente, qualche volta rinascendo, talvolta lasciandosi deformare dalla nuove modalità di ascolto, pubblicazione e discussione musicale.

Il supporto conta, eccome se conta, aiuta a spiegare la rivoluzione ma solo in parte, non fino in fondo.

Certo, oggi c'è lo streaming e non il vinile o il cd, e la valanga quotidiana di musica che dalle vette dei musicisti precipita nella valle degli ascoltatori è sterminata, chissà quante volte superiore a quella cui eravamo abituati fino a pochi anni fa. L'ascolto è compulsivo e la "decantazione" di conseguenza non c'è più. Come non è più praticamente possibile che un artista attenda anni, anche cinque o dieci, tra una pubblicazione e l'altra, pena la scomparsa commerciale, così anche la critica musicale è frenetica, ha i tempi della "musica liquida", non di quella analogica, e perde spesso una gara che non c'è, ossia quella con i social che giocano un altro campionato.

Era meglio prima, come dicono i nostalgici? O meglio oggi, come dice chi non c'era prima? Difficile a dirsi.

La critica oggi è obbligata a lavorare per sottrazione, a concentrarsi sulle interviste, a individuare tendenze, a essere punk nel senso di fulminea. In attesa che una nuova età dell'oro riscriva le regole un'altra volta.

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