Penne e corna Meglio leggerli che sposarli

Difficilmente letteratura, genio e vita di coppia si sposano felicemente (scusate il gioco di parole). Il caso Dickens di cui Tommy Cappellini parla in questa pagina viene ad aggiungersi ad una tale serie di disastri sentimentali (spesso finiti anche nelle pagine dei romanzi) che è quasi impossibile allestire un censimento. Anzi, sarebbe più facile elencare quei pochi geni della penna capaci di una vita tranquilla accanto all’amata.
Tanto per dire, non c’è professore delle medie che non citi questi versi di montaliana memoria: «Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio/... Con te le ho scese perché sapevo che di noi due/le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,/ erano le tue». L’inno all’amore coniugale? Dietro, però, c’è una storia travagliatissima in cui Drusilla Tanzi, che solo poco prima di morire riuscì a sposare Montale, dovette pazientare verso le sue scappatelle (una volta confessò alla moglie di Gillo Dorfles:«Non hai un’idea a che ore della notte e in che condizioni mi torna a casa!»).
Non è nemmeno il caso di citare il matrimonio di Antoine de Saint-Exupéry. Soprattutto durante il suo esilio a New York si dimostrò verso la moglie Consuelo di un’infedeltà straordinaria. Provocandole grandi sofferenze, sebbene siano state scoperte anche alcune infedeltà di lei. Tant’è che, secondo alcuni biografi come Alain Vircondelet, il Piccolo principe è stato scritto come una forma di riavvicinamento ad una donna infinitamente amata ma anche infinitamente tradita.
Se poi si sceglie come contesto la Parigi degli anni ’30 basta fare il nome di Henry Miller e quello della moglie June per trovarsi di fronte ad uno dei rapporti più tormentati della storia degli scrittori.
E se a qualcuno venisse in mente di dire «degenerazioni della modernità», si fermi subito. Che dire, infatti, dei figli naturali del Petrarca o del fatto che Rousseau sedusse Thérèse Lavasseur, una giovane sarta analfabeta, da cui ebbe cinque figli che abbandonò tutti all’ospizio dei trovatelli? Andando all’indietro si potrebbe arrivare alla vicenda del poeta greco Archiloco (VII secolo a.C.).

Non riuscendo a sposare la fanciulla Neobule ne denigrò a colpi di versi la famiglia e ne sedusse la sorella.
Semmai la domanda è un’altra. Gli scrittori sono narcisisti e libertini oppure per fama e mania scrittoria mettono in piazza quello che ad altri riesce di nascondere?

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