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Pensioni agli immigrati, l’Inps rischia il crac

Una sentenza della Consulta dà diritto agli invalidi stranieri di ricevere il vitalizio anche senza la carta di soggiorno Adesso il pericolo è che la norma inneschi una catena di richieste. Ignorate le ragioni dell’Ente costituitosi in giudizio

Pensioni agli immigrati, l’Inps rischia il crac

Roma «Ora basta un semplice permesso di soggiorno per accedere alle prestazioni di assistenza sociale dell’Inps». La denuncia-choc è del senatore leghista e sindaco della cittadina bresciana di Chiari, Sandro Mazzatorta, che teme il dissesto definitivo delle casse dell’istituto di previdenza sociale. «Centinaia di migliaia di extracomunitari chiederanno una pensione di inabilità mettendo definitivamente in ginocchio l’Inps - ha dichiarato - e non consentendo di erogare le pensioni a chi per una vita ha lavorato in questo paese pagando regolarmente i contributi».
Le lamentele dell’esponente leghista sono fondate. Venerdì scorso, infatti, è stata depositata una sentenza della Consulta nella quale la Corte riconosce l’illegittimità costituzionale della Finanziaria 2001 e del Testo unico sull’immigrazione come modificato dalla legge Bossi-Fini relativamente alle parti in cui si esclude che le pensioni di invalidità possano essere assegnate agli extracomunitari solo perché «non risultano in possesso dei requisiti di redditi già stabiliti per la carta di soggiorno».
Il caso, infatti, riguardava un invalido albanese al quale non è stata riconosciuta la pensione di invalidità e l’indennità di accompagnamento perché sprovvisto della carta di soggiorno. La causa contro l’Inps e il ministero dell’Economia è stata sospesa proprio in virtù dei dubbi del Tribunale sulla legittimità delle norme italiane. E la Consulta, che già in un altro caso dello scorso luglio si era pronunciata in tal senso, ha sostanzialmente confermato l’orientamento più favorevole agli immigrati.
L’Inps, costituitasi in giudizio, aveva fatto presente all’Alta Corte che le norme della Finanziaria 2001 che restringevano ai soli titolari di carta di soggiorno le prestazioni assistenziali (per quelle previdenziali non è prevista distinzione; ndr) erano dettate da «evidenti finalità di contenimento della spesa pubblica» e dalla necessità di evitare il «turismo sociale». Ossia il concentrarsi dei flussi migratori verso i Paesi più «benevoli» anche dal punto di vista del welfare. Tali istanze non sono state riconosciute.
Ma quali potrebbero essere le ricadute della sentenza sull’Inps che ha chiuso il 2008 con un fabbisogno superiore ai 50 miliardi di euro? Innanzitutto, bisogna partire dai dati certi, ossia da quelli sulle prestazioni previdenziali. A fine 2005 i pensionati extracomunitari in Italia erano 100mila, mentre nel decennio che terminerà nel 2015 una ricerca Caritas-Inps prevedeva un flusso di altri 152mila pensionati per un totale di 252mila persone il 54% delle quali residente al Nord. Considerato che si tratta per la maggior parte di pensioni di vecchiaia (circa 500 euro mensili) e solo per una ristretta minoranza di pensioni di anzianità integrate al minimo, nel 2015 la spesa per i pensionati extracomunitari dovrebbe superare già quota 1,5 miliardi di euro.
Secondo le ultime elaborazioni di dati Istat effettuate della Fondazione Ismu, gli immigrati regolari sarebbero circa 3,7 milioni. Ben tre milioni di essi nel 2008 hanno lavorato, mentre i disoccupati sono circa 200mila e gli studenti 574mila. Va ricordato poi che la spesa per le pensioni di invalidità in Italia supera i 26 miliardi annui con l’erogazione di oltre cinque milioni di prestazioni. L’estensione agli immigrati titolari del solo permesso (2,4 milioni) potrebbe perciò essere finanziariamente pesante considerato che nel 2007 gli extracomunitari hanno subito ben 140mila infortuni sul lavoro. Quindi, si tratterebbe di qualche miliardo di euro a fronte di un versamento di contributi molto modesto.


Per questo motivo Mazzatorta, temendo che «i nostri concittadini dovranno lavorare sino a 90 anni per poter vivere», ha iniziato a lavorare «su una nuova norma che possa scongiurare il tracollo finanziario della previdenza sociale».

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