nostro inviato a Calalzo di Cadore (Belluno)
L’altro giorno gli insulti (a Brunetta), ieri la canottiera bianca sulle montagne venete. Il ritorno al passato è la nuova strategia di Umberto Bossi. Stretto fra una crisi sempre più difficile e le contestazioni che crescono anche nei suoi feudi, il Senatùr che non riesce a rassicurare i suoi con le scelte politiche tenta di farlo riportando indietro le lancette del tempo, lui che d’estate vive in un altro fuso orario: dorme di giorno e parla di notte.
Ieri, dopo mesi di rapporti altalenanti, è stato recuperato un altro tassello della «vecchia» Lega: il rapporto con Tremonti. I due sono in vacanza per pochi giorni a 15 chilometri di distanza: Bossi a Calalzo, ospite del consigliere provinciale leghista Gino Mondin all’albergo Ferrovia, il ministro dell’Economia nella casa di famiglia a Lorenzago. Si sono visti a pranzo, saletta riservata e blindata, assieme a Roberto Calderoli e al consigliere Rai Angelo Petroni, poi si sono fatti fotografare sulla terrazza dell’hotel, tenendo alla larga i giornalisti. Non è stata la tradizionale «cena degli ossi» né il convivio per il compleanno di Tremonti, al quale il leader del Carroccio è stato incerto fino all’ultimo se partecipare. Ma il messaggio era già arrivato nella notte: «Con noi Tremonti non è abbandonato in mezzo ai lupi». L’asse è stato rinsaldato, il titolare dell’Economia non è più solo a difendere una manovra finanziaria che lo stesso Pdl, il suo partito, vorrebbe trasformare radicalmente.
Più accidentato sembra invece il rapporto con Silvio Berlusconi. «Vedo che alla fine troviamo sempre una via giusta per andare avanti», assicura Bossi senza indicare quale. Stessa indefinita metafora stradale per evitare i tagli a Comuni e Province: «Dopo aver salvato le pensioni si può trovare una via più completa per gli enti locali». E comunque «stiamo facendo delle cose per tenere in piedi il Paese».
Con Tremonti dunque i rapporti sono chiari, sulle «cose» per uscire dalla crisi invece l’incertezza è maggiore. Calderoli, anch’egli in vacanza al Ferrovia di Calalzo con la compagna Gianna Gancia, è più esplicito: «Lo scudo bis è una realtà virtuale, non esiste altro che nelle ipotesi della stampa». L’altro punto fermo, nonostante le pressioni europee, è l’intangibilità del capitolo pensioni. «Non si discute un diritto acquisito», taglia corto il ministro della Semplificazione normativa.
Il pranzo con Tremonti, la canotta bianca smanicata, il sigaro. Bossi vuol sembrare tranquillo e padrone della situazione. Deve placare la rabbia dei suoi. Il Cadore è un bacino di voti per il Carroccio, la provincia di Belluno è guidata da un leghista. Ma anche ieri il Senatùr è stato contestato. Alcuni passanti hanno urlato «cialtroni, andate a casa», «non siete benvenuti», «non vogliamo tra noi gente che ci mangia in testa». Striscioni di protesta sono stati appesi da militanti di centrodestra: il sindaco Pdl di Calalzo si schiera contro la legge elettorale di Calderoli e chiede (www.scegliamolinoi.com) di ripristinare le preferenze sulle schede elettorali. Gli autonomisti bellunesi insistono per lasciare il Veneto e passare col Trentino: beffa suprema, il loro striscione aveva scritte rosse e verdi su fondo bianco. Anche una ventina di aderenti al Pd, guidati dal consigliere regionale Sergio Reolon, hanno inscenato la loro manifestazione con fischietti e tamburelli davanti a un minaccioso cartello di Mondin: «Albergatore armato per difendere collaboratori e clienti».
Sul povero Mondin è stata scaricata la responsabilità dell’incidente dell’altra sera, cioè l’annullamento del comizio di Calalzo: l’oste avrebbe organizzato la serata senza dirlo ai ministri protagonisti. Il clima interno insomma non è dei migliori. Dopo la lunga esternazione notturna, Bossi si è fatto avvicinare solo dai fedelissimi. Calderoli ha rilasciato poche battute.
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