Pensioni, il governo sfida i sindacati Tagli agli assegni sopra i 1500 euro

Scontro sulla soglia minima per la revisione dei coefficenti Cisl e Uil: non siamo disponibili Scontenti anche Prc e Pdci

da Roma

I coefficienti di trasformazione, sulla base dei quali sono calcolate le pensioni, saranno aggiornati. Ma dall’inevitabile taglio agli assegni che ne deriverà saranno esclusi i redditi più bassi. Che il governo stesse lavorando a questa proposta per presentarla al tavolo sulla previdenza che parte domani, era noto. Ma ieri due ministri ne hanno parlato apertamente suscitando reazioni tiepide nei sindacati e rilanci nella sinistra radicale. Una polemica che si è aggiunta a quella sull’Ici, tenuta viva dal vicepremier Francesco Rutelli.
A rompere le uova nel paniere è stato il ministro della Solidarietà, Paolo Ferrero che ha indicato il possibile compromesso. La revisione dei coefficienti è ormai data per scontata. Ma ieri è circolata l’ipotesi di escludere i redditi entro i 1.500 euro mensili lordi. Indiscrezione che non è piaciuta al ministro del Prc, sicuro che le risorse del tesoretto (l’extragettito) permettano di abolire lo scalone e anche di escludere dal taglio i redditi fino a 3mila euro lordi.
Parole che hanno costretto il ministro del Lavoro Cesare Damiano a uscire allo scoperto: «La possibilità di salvaguardare le pensioni più basse è una ipotesi su cui si potrebbe ragionare», ha detto a Dresda, dove si è tenuto il G8 dei ministri del Lavoro. Però - ha precisato l’esponente Ds - le soglie di reddito citate «mi sono totalmente sconosciute». Che qualcosa di vero ci sia lo dimostrano le parole del sottosegretario al Lavoro Rosa Rinaldini (Prc) che ha citato la stessa soglia di esenzione. Mentre il Pdci si è spinto oltre chiedendo che i coefficienti non vengano toccati.
In altre parole la sinistra radicale ha di nuovo fatto concorrenza ai sindacati, ufficialmente fermi sul «no» a qualsiasi applicazione della riforma Dini per quanto riguarda i coefficienti, ma che in realtà al tavolo che si apre domani saranno costretti a trattare proprio sulla soglia. I più intransigenti sono ancora Cisl e Uil. «Non siamo disponibili», ha ribadito il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. Tra l’altro, ha attaccato il leader della Uil, Luigi Angeletti - «sono stati calcolati in modo improbabile e inapplicabile». Contro ogni taglio anche il segretario generale dell’Ugl Renata Polverini. La soluzione non verrà trovata domani e la trattativa si annuncia lunga. E di questo sono convinti sia il governo sia le organizzazioni dei lavoratori.
Una via d’uscita più veloce è invece necessaria per la vicenda dell’Ici. Ieri il vicepremier Rutelli ha ribadito di volerla abolire. E ha ribaltato il ragionamento del premier Romano Prodi che teme di favorire i redditi medio-alti. «L’Ici - ha ribattuto il leader della Margherita - è una tassazione percepita dai ceti medi-bassi come odiosa. Chi ha un reddito basso se ne accorge eccome. Il problema non è dei ricchi».

Oggi ne parleranno i deputati della maggioranza della commissione Finanze, alle prese con il decreto sulla tassazione delle rendite finanziarie. Le novità costringeranno a rivedere il pacchetto casa che faceva parte del provvedimento fiscale.

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