Pensioni, Prodi dice sì ai sindacati I dubbi dell'Ue. Fi: voragine nei conti

Dal 2008 si potrà andare in pensione con 58 anni di età e 35 di contributi. Il premier soddisfatto ma la sinistra radicale non ci sta. Diliberto: "Ha ceduto al ricatto dei conservatori". Giordano (Prc): cambieremo in parlamento. Cdl all'attacco, Berlusconi: "Questa riforma è un controsenso"

Pensioni, Prodi dice sì ai sindacati 
I dubbi dell'Ue. Fi: voragine nei conti

Roma - All'alba è arrivato l'accordo sulle pensione tra governo e sindacati. O forse è meglio dire fra sindacati e governo: via lo scalone, archiviata la riforma Maroni, smantellata com'è avvenuto per altre importanti iniziative del governo Berlusconi. Dal 2008 si potrà andare in pensione con 58 anni di età e 35 di contributi. Dal primo luglio 2009 per ritirarsi dal lavoro sarà necessario avere raggiunto quota 95 come somma tra età anagrafica e contributiva. L’età minima sarà 59 anni. Il primo gennaio 2011 la quota tra età e contributi è stata fissata a 96 (età minima: 60 anni) mentre il primo gennaio 2013 passerà a 97 (età minima: 61 anni).

Sono quasi le sette del mattino quando Romano Prodi scende nella sala stampa di Palazzo Chigi, stanco ma soddisfatto. "Con i sindacati è stato raggiunto un accordo rispettando i confini della spesa prefissata", dice dopo una maratona durata più di otto ore. Il presidente del Consiglio batte sul tasto della concertazione, che a suo avviso ha dato ancora una volta "i suoi frutti" con decisioni coerenti e nel pieno rispetto dei confini di spesa prefissati. Il Professore sintetizza così il documento firmato insieme ai sindacati: "È una proposta che ha soddisfatto tutti noi e che sarà di grande soddisfazione per tutti gli italiani". Il premier ribadisce poi che l'intesa è "coerente con il cammino stabilito dal Dpef", e che sono stati "rispettati i confini di spesa prefissati".

La Ue: "Età pensionabile tra le più basse in Europa" Ma le cose non filano così lisce come sembra, non solo nella maggioranza ma anche a Bruxelles. Per ogni valutazione finale sull’accordo sulla riforma delle pensioni la Commissione europea attende di conoscere il testo finale. È quanto ha precisato il portavoce Oliver Drewes spiegando che Bruxelles "prende nota" dell’accordo ma prima di fare un commento dettagliato vuole attendere il testo legislativo definitivo. Ribadendo che in Italia l’età pensionabile è "fra le più basse d’Europa" e che questo, ha puntualizzato Drewes, "non è nella tendenza generale della maggior parte dei paesi Ue", il portavoce ha aggiunto che Bruxelles seguirà la questione.

Padoa-Schioppa: "Dall'Ue mi aspetto giudizio positivo" Il ministro dell’Economia, Padoa-Schioppa, pur senza sbilanciarsi troppo afferma che dall’Unione europa si aspetta "un giudizio positivo" sull’accordo per il superamento dello scalone raggiunto oggi. Ovviamente, ha aggiunto, "sarà da spiegare, perché è un accordo complesso". In generale, ha sottolineato il titolare di via XX Settembre, è stata introdotta "al posto dello scalone, che era iniquo, una transizione graduale, ma non si rompe - ha tenuto a precisare - l’equilibrio fondamentale implicito nella legge Dini".

Ferrero: "Gli scalini continuano a non piacermi" "Nell’accordo ci sono elementi positivi- dice il ministro per la Solidarietà Paolo Ferrero -. La garanzia del rendimento pensionistico di almeno il 60 per cento rispetto allo stipendio che è un buon risultato per i giovani: così anche la garanzia per i lavoratori con 40 anni di anzianità senza dovere aspettare un anno. Ho invece espresso il mio dissenso sulla parte relativa al superamento dello scalone, perché gli scalini non mi piacevano prima e non mi piacciono adesso".

Damiano fiducioso: "Operazione a costo netto pari a zero" Concetti condivisi sia dal ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa che dal ministro del Lavoro Cesare Damiano, decisamente orgogliosi di aver "sottoscritto l’ultimo capitolo della riforma pensionistica" che, finalmente, "rimedia a vecchie carenze del sistema sociale e finanziario". Una operazione che nella sostanza, chiariscono, sarà a "costo netto pari a zero" perché le risorse, 10 miliardi in 10 anni, saranno trovare tutte all’interno del sistema previdenziale. Il ministro Damiano parla di una "svolta" che "consolida il governo" e auspica che questa riforma "possa reggere ala prova parlamentare". Nonostante l'accordo generale, nel Consiglio dei ministri, Bonino e Ferrero mostrano "perplessità e per certi versi dissenso".

Padoa-Schioppa difende a spada tratta le misure concordate questa notte, punzecchiando i giornalisti della carta stampata rei di aver "criticato", nei servizi pubblicati stamane dai quotidiani, un accordo a trattativa ancora in corso. Anche i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil lasciano Palazzo Chigi soddisfatti, dopo una "trattativa dura e difficile" che ha però dato i suoi frutti. Guglielmo Epifani si riserva solo ulteriori approfondimenti sul testo definitivo che sarà pronto lunedì mattina, ma Raffaele Bonanni dà subito un giudizio "molto, molto positivo". E Luigi Angeletti chiarisce che il sindacato, contrariamente a come "volevano dipingerlo", ha dimostrato di "non voler tutelare i padri contro i figli". In sostanza, respinge al mittente le critiche di chi ha individuato nei sindacati confederali elementi di conservatorismo. L’unico appunto fatto dai tre segretari ha riguardato la "soluzione un pò striminzita" per lo scalone e la ridefinizione dei coefficienti. Per il resto, è stato un coro di consensi alla proposta avanzata dal premier.

Fassino: "Sistema previdenziale più sicuro" "È un accordo che rende più equo l’innalzamento dell’età pensionabile, rende il sistema previdenziale più sicuro sia per chi è prossimo alla pensione, sia per chi ci andrà in futuro, realizza un equilibrio finanziario che consente di destinare maggiori risorse per politiche destinate ai giovani e alle famiglie. Va dato merito ai ministri Damiano e Padoa Schioppa di un paziente e tenace lavoro che consente al sistema previdenziale italiano di acquisire definitivamente un assetto moderno e stabile".

Cicchitto: "Si va verso una situazione finanziaria allo sbando" L’accordo sulle pensioni è "un compromesso assai faticoso che non si sa neanche se risolve le contraddizioni interne al centrosinistra e che viene realizzato attraverso un enorme impiego di spesa pubblica che non ha copertura e che quindi è destinato a creare dei problemi giganteschi ai conti pubblici". Lo afferma il vice coordinatore di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto. "Abbandonando la via maestra costituita dalla legge Maroni si va verso una situazione finanziaria allo sbando".

Bonaiuti: "Adesso chi pagherà i costi?" "Per salvare le poltrone del governo, la sinistra trova sempre un accordo". Lo afferma il portavoce di Silvio Berlusconi, Paolo Bonaiuti, in una nota. "Ma chi pagherà i costi? Da settembre si annuncia una nuova scarica di tasse sugli italiani e i giovani dovranno versare sempre più contributi per difendere le loro pensioni future".

Costo superamento scalone: 10 miliardi in 10 anni Per le fonti di copertura, ha spiegato Damiano, "i 10 miliardi sono composti da 3,5 miliardi degli enti previdenziali, da 3,6 miliardi dall’aumento delle aliquote contributive dei parasubordinati, da 800 milioni dell’incremento delle aliquote contributive dei parasubordinati non esclusivi e da 700 milioni dell’armonizzazione dei fondi speciali". È stata poi deciso di costituire una commissione che dovrà definire un eventuale ripristino fino a 4 finestre per i lavoratori che andranno in pensione con 40 anni di contributi. Dall’altro lato, è stato deciso di aprire finestre per il pensionamento di vecchiaia di uomini e donne. I lavori usuranti, ha aggiunto il ministro, comprenderanno i turnisti, i lavoratori delle catene di montaggio e i conducenti di mezzi pubblici pesanti.

Dal 2010, ha evidenziato Damiano, la revisione dei coefficienti sarà triennale e automatica per l’aumento dell’aspettativa di vita, gli andamenti demografici e il trend economico. L’accordo prevede infatti una commissionemista governo-sindacati che potrà proporre modifiche dei coefficienti entro il 31 dicembre 2008, partendo dalla nuova tabella definita l’anno scorso dal Nucleo di valutazione della spesa previdenziale. L’applicazione dei nuovi coefficienti partirà dal 2010.

Diliberto: "Il governo ha ceduto al ricatto dei conservatori" Ma l'accordo non sembra soddisfare tutti. Primo fra tutti Oliviero Diliberto, segretario del Pdci: "Mi riservo di valutare testi precisi e non solo note di agenzia, ma non nascondo che a una prima valutazione la delusione sembra grande". E aggiunge: "Il governo ha ceduto alle indebite pressioni del governatore della Banca d'Italia, di Confindustria e all’esplicito ricatto della parte conservatrice della nostra coalizione, fino alla farsa delle finte dimissioni di Emma Bonino". Intanto la segreteria del Pdci, inizialmente convocata per lunedì, è stata anticipata ad oggi. Segno evidente che la spaccatura nella maggioranza è tuttaltro che sanata.

Tanto che anche il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ridimensiona i toni sulla bontà dell'intesa sulle pensioni ed è cauto: "Lo dovranno dire gli interessati. Quello che diranno i lavoratori sarà la cosa più importante". Ma da un sondaggio commissionato dal Giornale emerge che tra gli elettori di Rifondazione due elettori su tre vogliono lo scalone.

Epifani: "Quota 97 potrebbe non scattare" "Prima che scatti la quota 97, prevista dall’accordo raggiunto tra governo e sindacati per il gennaio 2013, verrà effettuata una verifica dei conti previdenziali e se andranno meglio del previsto la quota 97 potrebbe non scattare. Lo ha spiegato il segretario della Cgil, Epifani, nella conferenza stampa a palazzo Chigi. "C’è una clausola di verifica prima di quota 97: può non essere automatica - ha detto Epifani - se la verifica dimostrerà, come noi crediamo, che i conti andranno meglio del previsto".

Angeletti: "Accordo su detassazione degli aumenti" "Alla fine hanno ceduto su quello in cui all’inizio non volevano cedere, cioè detassare gli aumenti contrattuali. Certo avrebbero preferito detassare gli straordinari". Lo dice il segretario della Uil, Angeletti, elencando quali sono stati i punti che nel corso della notte hanno rischiato di portare alla rottura della trattativa. Come ridisegnare lo scalone, la questione dei coefficienti e i giovani sono stati gli altri punti critici della trattativa. "Con la revisione dei coefficienti - ha aggiunto Angeletti - i giovani non avranno una pensione che avrebbe rasentato il 40% dell’ultimo stipendio. Ora i giovani potranno avere una pensione pari a circa il 60% dell’ultimo stipendio. Questo per rispondere a chi ci accusava di lavorare per i padri, trascurando i figli".

Di Pietro: "O si condivide l'accordo o si esce dal governo" L’accordo sulle pensioni è "uno snodo fondamentale per la tenuta del governo» e ora «serve una sceltà di campo: o ci si sta o si esce". Lo ha dichiarato il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro in un comunicato. "Più di così onestamente non si poteva fare e ci appelliamo ora al senso di responsabilità delle altre forze della coalizione.

L’accordo è uno snodo politico fondamentale di tenuta del governo e della maggioranza. Si impone ora una scelta di campo: o ci si sta, o si esce fuori, ma starci e lamentarsi finirebbe con l’essere le solita furbizia di chi vuole prendere due piccioni con una fava".

 

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