da Roma
Ventitré milioni e mezzo di pensioni (non di pensionati, che sono 16 milioni e settecentomila circa, perché molti cumulano più assegni) per una spesa di 223 miliardi e 629 milioni di euro, pari al 15,16% del prodotto interno lordo. Ecco la fotografia dellItalia in pensione 2006, scattata dallIstat. Una foto che - come dice il New York Times - fa assomigliare il nostro Paese sempre più alla Florida: criminalità organizzata, sole, mare e, soprattutto, pensionati.
Molti dei dati sono preoccupanti. Ad esempio il rapporto fra pensionati e lavoratori attivi, che è di 70 a 100. Erano 74 a 100 nel 2001, ma da allora per fortuna è aumentata loccupazione, grazie alle norme di flessibilità introdotte nella nostra legislazione, che la sinistra vuole ridurre. Al Sud, però, il rapporto fra pensionati e attivi sale a 77 a 100. Un secondo dato allarmante riguarda letà dei pensionati: il 69,1% ha più di 64 anni, ma cè un 27,4% che sta fra i 40 e i 64 anni, e persino un 3,6% che ha meno di quarantanni.
Pensioni tante, importo scarso. Il 47,4% degli assegni pensionistici vale meno di 500 euro al mese, e riguarda soprattutto pensionati «sociali», che non hanno pagato contributi. Un ulteriore 27% vale fra i 500 e i mille euro, e viene corrisposto per lo più a pensionati di vecchiaia, invalidità o titolari di reversibilità. Resta un 13% fra i mille e i 1.500 euro al mese, con molti titolari di invalidità civile o assegno daccompagnamento; rimane infine un 12,7% con importo superiore ai 1.500 euro.
La spesa complessiva 2006 per le pensioni è arrivata a oltre 223 miliardi e mezzo, con un incremento del 4,1% rispetto al 2005. Una cifra che vale oltre il 15% del Pil, e che è destinata ad aumentare. La revisione dello «scalone» previdenziale operata dal governo Prodi farà aumentare, e non di poco, la spesa previdenziale nei prossimi dieci anni. Molto dipenderà dalla definizione dei lavori usuranti, per i quali si prevede il pensionamento anticipato a 57 anni.
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