da Milano
La tempesta su Danone si è rivelata un soffio di vento, dopo che la Pepsi ha annunciato di non aver in progetto alcun raid sul gruppo alimentare francese. E gli azionisti Danone ieri hanno visto il titolo cedere il 7,5% e crollare a 81,80 euro. Toccherà allAmf, la Consob francese, chiarire chi ha alzato il polverone su Danone, scatenando un andamento altalenante del titolo, che ha guadagnato il 27% in due settimane e il 20,38% dallinizio dellanno.
Le voci di una possibile scalata del colosso Usa e la successiva campagna di difesa pubblica del gruppo francese dalle grinfie del colosso americano sono adesso nel mirino dellAmf. I vertici della società di vigilanza sospettano che loperazione sia stata orchestrata dallo stesso gruppo per evitare un raid di Pepsi, la cui minaccia è sempre rimasta virtuale anche se il colosso americano non ha mai smentito di aver incaricato due banche, Morgan Stanley e UBS, di studiare loperazione. Secondo alcuni analisti non è da escludere però che sia stata proprio la controffensiva di Danone ad aver convinto Pepsi a rinunciare al suo progetto.
Dopo che Pepsi ha smentito qualsiasi interesse su Danone, la società alimentare francese ha diffuso un comunicato, nel quale «prende atto della comunicazione di Pepsi all'Amf» e parla di «informazione che mette fine a rumors persistenti che hanno alimentato la speculazione dei mercati da oltre due settimane e che erano alimentati dall'assenza di smentite».
Danone ha anche respinto al mittente le accuse di aver alimentato i rumors: «Le affermazioni secondo cui sarebbe stato Danone a provocare il movimento speculativo sul suo corso la settimana scorsa sono prive di fondamento».
La difesa di Danone era diventata un affare di Stato.
Anche il ministro dellEconomia è intervenuto ieri per assicurare come tutti i capitali siano «benvenuti nel Paese» e che la Francia «non ha un avvenire nel protezionismo».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.