Perché la Cisl non vuole la Mm4

La sapete l’ultima dei sindacati? La metropolitana non serve. Dopo avere per anni recriminato sull’insufficienza dei mezzi di trasporto pubblici, dopo aver accusato palazzo Marino, nelle sue diverse e successive versioni, di non realizzare un numero sufficiente di sotterranee infliggendoci continui paragoni con le altre metropoli europee, ebbene dopo tutto questo can-can cosa scopre il segretario regionale della Fit-Cisl, Dario Balotta? «La linea 4, Lorenteggio-Linate, non serve» (sic!). Ma come non serve: una metropolitana in più (e abbiamo sempre detto che tre linee, quattro con il Passante, sono troppo poche), tanto lavoro per realizzarla (e nuovi posti di lavoro), investimenti pubblici in arrivo anche dallo Stato (che ha trascurato Milano un po’ troppo), il collegamento veloce della città con Linate, il suo city airport (lo invochiamo da 50 anni). Insomma linea 4 è tutte queste belle cose e ora il Balotta ci viene a raccontare che «grazie ma è inutile» ? Da non crederci: un sindacalista che rinuncia a opere pubbliche, nuove infrastrutture, nuovo lavoro, incremento reale dei trasporti pubblici, ammodernamento e integrazione dei collegamenti. Ma cos’è successo a questi sindacati?
E sapete perché la linea 4 non servirebbe, secondo il Balotta-pensiero? Testuale: «Su quell’asse c’è una discreta offerta di mezzi pubblici di superficie». Dunque l’idea di spostare nel sottosuolo i collegamenti urbani, come da un secolo si fa in tutto il mondo, è una sciocchezza. Se sopra c’è il tram, perché fare sotto una metropolitana? Giusto. E allora perché abbiamo costruito le linee 1, 2 e 3 visto che comunque collegavano punti già serviti abbastanza bene da mezzi di superficie? Viene in mente l’ottusa e retriva opposizione del Pci alla costruzione della metropolitana milanese, fra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso. Per i comunisti erano soldi buttati via perché servivano a costruire «un tram dei ricchi». Anche loro dicevano «ci sono già i tram». Cisl 2005 come il Pci 1960. Bel progresso.
Ma non passa molto e il vero motivo del contrasto viene a galla: «Albertini trovi un altro pretesto per vendere la Sea», intima Balotta. E qui casca l’asino. Giacché la Linea 4 verrebbe realizzata in parte con i 600 milioni ricavati dalla vendita del 33 per cento della Sea (non di tutta la società, la cui maggioranza resterebbe al Comune). Ma al sindacato la sola idea di una privatizzazione, anche se di minoranza, fa venire l’orticaria. Balotta (Cisl trasporti) si preoccupa quindi solo di assecondare l'atteggiamento protezionistico e corporativo dei suoi, di parte dei dipendenti della Sea iscritti alla Cisl. È solo una questione di bottega: assecondare le fobie di chi paga la tessera piuttosto che salvaguardare l’interesse generale della città.

La stragrande maggioranza dei milanesi, invece, e fra loro forse anche molti iscritti alla Cisl (magari non dei trasporti ma bancari, metalmeccanici, scuola, eccetera) la linea 4 probabilmente la vogliono. Se si venderà il 33 per cento della Sea, si farà. Con buona pace del sindacato «progressista».

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