Caro Lussana mi è molto piaciuto il suo articolo su Genova, che come molti di noi ama nonostante i difetti.
Preferisco continuare a vivere qui, anche se «fuori» cè un altro mondo. A Genova il tempo si è fermato: mi chiedo se i genovesi se ne rendano conto, oppure credano che anche il resto dellItalia sia così.
Una città in declino, con traffico caotico, multe a trabocchetto e i posteggi più cari dItalia. Marciapiedi dissestati e strade piene di buche. Solo qui sopravvivono balzelli come il passo carrabile, il deposito per il ripristino del marciapiede e la tassa sulle ombre delle insegne. Trasporti penosi, treni lerci, pendolari trattati come bestiame. Porto antico rinnovato allinsegna del «vorrei ma non posso». Potenzialità turistiche e commerciali - in primo luogo il porto - affossate dai miopi interessi di pochi. Negozi di uno squallore sovietico, poche e micragnose fiere «da misci»; spettacoli teatrali, concerti e mostre di seconda scelta. Zone intere della città off-limits anche per la polizia. Molti sperimentano sulla propria pelle i fasti del multiculturalismo: convivenza forzata con la peggiore criminalità e coprifuoco alle otto di sera. Extracomunitari al primo posto nelle graduatorie per le case popolari, gli asili e lassistenza; gli altri dietro, in coda.
Giovani costretti a emigrare per studiare e lavorare. Qualcuno, nonostante tutto, resiste. Genova è una città di vecchi, paralizzata da veti incrociati, incapace di innovare per paura di rischiare.
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