Perché non realizziamo giardini pensili antismog?

Perché non realizziamo  giardini pensili antismog?

Sabato scorso dalla sala docenti del Liceo Andrea D'Oria, insieme ad altri colleghi ho assistito in diretta al taglio di un albero (dall'aria peraltro non del tutto sana) in quell'aiuola spartitraffico che in via Diaz, davanti alle Caravelle, appare quasi del tutto spoglia di alberi di alto fusto. Ho visto con piacere che il Giornale ha registrato il disappunto degli abitanti della Foce che vedono (un taglio qui e un altro là) diminuire il verde a loro disposizione. Ribadisco che l'albero (rispetto alla sparuta pattuglia degli alti fusti rimasti) aveva un'aria un po’ sgraziata. Forse era moribondo e non più restituibile ormai alla salute originaria. Voglio sperare che fosse questa la giustificazione per l'abbattimento. Non credo che la visita di Benedetto XVI c'entri se non indirettamente (ovvero per motivi di estetica, diciamo così, legata all'arte dei giardini e delle «foreste» - mi si perdoni l'esagerazione - che ha indotto i lavoratori dell'assessorato competente ad effettuare il taglio, secondo una forma di singolare eutanasia vegetale). Mi auguro che la Civica Amministrazione decida di procedere ad una sorta di rimboschimento in tutte le aree anche di modesta estensione che in città lo permettano.
Nel caso di via Diaz è noto che il piano di revisione del traffico realizzato dal dottor Winkler (auspice l'ex-assessore Merella) ha convogliato proprio lì un volume di automobili e motocicli che un tempo viaggiavano per le vie circonvicine. Possono testimoniarlo i docenti di quanto da allora il traffico di fronte al liceo sia aumentato (almeno, se non più, cinque volte tanto) e quindi la frequenza e il rumore che inevitabilmente lo accompagnano. I polmoni verdi in questo caso specifico (come in altri, naturalmente sono i benvenuti) così come la bellezza dell'opportuna piantumazione che nelle aree a mezza costa della città concorre a mantenere compatto il terreno e impedisce che le piogge finiscano con il riversare torrenti di fango nelle strade sottostanti (vedi per es. via dei Platani). Distoglie altresì taluni dal produrre poco lontano dalle abitazioni quelle serie di singolari orticelli nell'àmbito dei quali si depositano le lavatrici e vecchi frigoriferi e talora si allevano cani che disturbano il vicinato.
Rimanendo nell'area (per certi tratti non più felice) della Foce, a parte il già citato incremento del verde in tutte quelle zone dove può essere utilmente collocato, la Civica Amministrazione dovrebbe favorire, con opportuni accorgimenti e con agevolazioni pecuniarie, la formazione di giardini pensili che in larga misura potrebbero essere ospitati nei grandi terrazzi in cima agli edifici. Certo la cura ricadrebbe sui casigliani, alcuni dei quali già si danno privatamente parecchio da fare. Per quanto riguarda gli edifici pubblici: per es., proprio il D'Oria possiede un eccellente terrazzo completamente impermeabilizzato che tutelato da un apposito rivestimento potrebbe consentire la realizzazione di uno splendido giardino a cura dello stesso personale dell'istituto scolastico e fruibile da tutti gli utenti (a vario titolo) del liceo.


Ora, se l'aumento del verde comporta inevitabilmente l'aumento dell'erogazione razionalizzata dell'acqua piovana, emerge il problema (risolvibile) della raccolta della medesima, via via che essa precipita, secondo le tecniche oggi in uso da parte, dei singoli edifici stessi. Non credo che il consumo della medesima aumenterebbe più di tanto. Genova avrebbe nel suo complesso un aspetto esteticamente migliore e la qualità dell'aria respirabile sarebbe sicuramente più pregevole.

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