Perché gli italiani di sinistra odiano tanto se stessi? Perché odiano i propri genitori, i propri figli, la propria terra, la propria lingua, la propria cultura, al punto da volerne la fine a tutti i costi?
La violenza con la quale impongono, ormai da molti anni, linvasione dellItalia da parte degli stranieri ha questo solo significato: la prossima fine del popolo italiano. Ed essi lo sanno bene, anche se fingono di non saperlo. È stata la sinistra, infatti, a importare le scienze umane, a far conoscere agli italiani la sociologia, l'antropologia, la linguistica, l'etnologia, la fenomenologia, la etnopsichiatria; sono stati gli editori di sinistra, da Einaudi a Feltrinelli fino al Saggiatore, a tradurre e a divulgare nelle Università i testi più famosi di Marcel Mauss, di Robert Hertz, di Bachofen, di Boas, di Lévi-Strauss, di Margaret Mead, di Wittgenstein... Le scienze umane hanno messo definitivamente in chiaro che quello che conta nel comportamento dei popoli come degli individui è l'ambiente complessivo formato dalla lingua, dai costumi, dalla religione, dalla tradizione, dalla storia, insomma da ciò che oggi tutti chiamano con disinvoltura «cultura», dimenticandosi che laccezione odierna del termine «cultura» è appunto quella immessa nel linguaggio comune dalle scienze umane. Lintelligenza critica e aperta ai nuovi saperi, che è stata attribuita sempre alla sinistra e di cui abbiamo partecipato in tanti (io stessa non posso dimenticare il piacere e la libertà con i quali ho scritto di questi argomenti per quasi venti anni sul quotidiano La Repubblica), dipendeva soprattutto dal suo aver «iniziato» le cattedre universitarie, fino ad allora arroccate nella filologia, ai nuovi strumenti metodologici; strumenti che hanno reso possibile comprendere nel senso pieno del termine - ossia renderceli contemporanei - il mondo di Omero come quello degli Inca. Ebbene questa intelligenza sembra essere stata cancellata di colpo nel momento in cui i politici hanno deciso di prendere in mano e di servirsi del vecchio progetto di unione europea per azzerare la storia dell'Europa mescolando nel suo territorio tutti i popoli esistenti oggi nel mondo. Da allora la sinistra è diventata ottusa e cieca e si è comportata come se quelle stesse scienze umane che avevano entusiasmato i giovani e che l'avevano fatta amare dalla maggioranza degli intellettuali e degli artisti, non fossero mai esistite. Avrebbe dovuto essere la sinistra a impedire un progetto distruttivo come quello europeo. Avrebbe dovuto essere la sinistra a «sottrarre la storia alla violenza della politica». Non soltanto non lha fatto, ma si è lanciata nella realizzazione europea odiando se stessa e gli italiani.
Perché? Siamo in tanti a chiedercelo. Perché la sinistra desidera la fine degli italiani, la fine della lingua, della musica, della poesia, del pensiero italiano? Perché nelle sue file anche i più intelligenti, i più colti, fingono di essere stupidi? Sanno bene che nessuno zingaro amerà la lingua italiana né scriverà le melodie di Puccini.
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