Perdere sei a zero e uscire osannati La favola bella della Santegidiese

Perdere sei a zero e uscire osannati La favola bella della Santegidiese

(...) E allora, se tutto il pubblico festeggia una squadra che ha appena perso 6-0, vuol dire che è successo qualcosa. Che il calcio non è solo quello in cui i tifosi si picchiano prima delle amichevoli e gli arbitri interrompono incontri che non contano nulla per risse in campo. Se il pubblico festeggia una squadra che ha appena perso 6-0, siamo di fronte a una favola, a una favola bella. Che provo a raccontare.
Dopo tanto calcio parlato, siamo al primo calcio che conta, al primo turno di Tim Cup (o Coppa Italia che dir si voglia). Che, magari, oggi fa sorridere perchè il match clou è Verona-Casarano, ma che è esattamente la stessa Tim Cup (o Coppa Italia che dir si voglia) che finisce a maggio con il presidente Napolitano che premia i vincitori allo stadio Olimpico, con la diretta su Raiuno e almeno dieci milioni di telespettatori davanti alla tivù. Fra l’altro, se possibile, quest’anno è ancor più importante perchè è legato alle celebrazioni per il centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia.
Insomma, stiamo parlando di calcio vero. In ogni senso. Perchè il profumo che si respirava al Moccagatta domenica sera e su tutti gli altri campi (a proposito, i chiavaresi della Virtus Entella hanno perso solo ai supplementari 2-1 a Monza, dopo esser stati in vantaggio quasi tutta la partita e raggiunti all’ultimo minuto dei tempi regolamentari, mentre lo Spezia ha perso 3-1 a casa della Ternana), era davvero quello del calcio di una volta. A partire dalle maglie: senza nomi, con i numeri dall’1 all’11 e con i giocatori in panchina identificati dal 12 al 18.
Sulla carta, fra Alessandria e Santegidiese non c’era proprio partita. In Coppa Italia i grigi mandrogni, nella loro storia, oltre a Gianni Rivera, hanno addirittura una finale, sia pure persa per 5-1 dal Torino nel 1935-1936, mentre i giallorossi di Sant’Egidio alla Vibrata si affacciavano per la prima volta al calcio professionistico, matricola assoluta di Coppa Italia, un evento per il paese.
Eppure, pare che nel centro abruzzese in questi giorni tenga banco il dibattito sul possibile passaggio dalla provincia di Teramo a quella di Ascoli Piceno e dalla Regione Abruzzo alla Regione Marche, anzichè quello sulla Coppa Italia. E così - per una scelta della società che ha preferito continuare la preparazione della prima squadra per il campionato di serie D - si sono presentati ad Alessandria, nella partita «più storica» della loro storia, con una formazione di allievi e juniores in cui i più vecchi erano due ragazzi nati nel 1991, ma la stragrande maggioranza erano del 1993 e del 1994. Molti anche bravi, ma chiaramente inadeguati, anche fisicamente, ad affrontare una squadra come l’Alessandria dove giocano vecchie volpi che hanno visto pure la serie A come Fabio Artico e reduci dalla serie B con il Mantova, ma soprattutto prodotti del vivaio juventino come Alex Cuneaz.
È finita sei a zero, come nel tennis, con quattro reti di Marco Martini, una di Artico e una di Cammaroto e l’Alessandria qualificata per il secondo turno, il giorno di Ferragosto a Reggio Calabria.

Ma, soprattutto, è finita con Calvarese, il diciassettenne portiere della Santegidiese, migliore in campo, festeggiato dai tifosi alessandrini che gli chiedevano la maglia e lui che rispondeva: «Ve la darei volentieri, ma me la fanno ripagare».
Poi, gli applausi agli sconfitti. Bella partita, non per le sei reti.

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