Performance per arpe eoliche, la parola al vento

Il compositore Mario Bertoncini è ospite della rassegna dedicata a John Cage con gli strumenti di sua invenzione

Performance per arpe eoliche, la parola al vento

I primi esperimenti furono fatti nelle isole Fiji, almeno così «tracce storiche» fanno sapere. Altri tentativi rimandano ad affascinanti figure, come quella del monaco Athanasius Kircher, correva l’anno 1650. Nella sua opera «Musurgia universalis» ne discorreva dottamente. Anche Goethe, nella «Dedica» a Faust, si spese a proposito, seppur in maniera breve. Parlare dell’arpa eolica, strumento raro e insolito preparato per essere suonato dai «soffi» di maestrali e alisei, significa intraprendere un viaggio nella storia tra miti, leggende e musica. Non solo calende greche, però.
C’è infatti un compositore italiano, al secolo Mario Bertoncini (dal 1965 al 1972 ha partecipato alle attività del gruppo di improvvisazione Nuova Consonanza), che in tempi nostri se ne è occupato. Anzi, se ne occupa ancora dal suo buen ritiro senese. Un pioniere della ricerca. Oggi sarà in città, al festival «Milano Musica» dedicato a John Cage (Spazio Antologico, via Mecenate 84/10, ore 18.30). In programma la presentazione di un’installazione con quattro sculture eoliche di suono, esecuzione di due «brani» e la lettura di alcuni passi del suo libro appena uscito «Arpe eolie e altre cose inutili» (editore DieSchachtel, corredato di cd).
«Il mio lavoro - esordisce il ricercatore-musicista - è legato alla visione del grande americano a cui è dedicata la rassegna. Un compositore deve poter realizzare la sua opera a prescindere dagli strumenti e dai diversi schemi a lui consegnati da prassi e storia». Il salto dalla tradizione all’innovazione Bertoncini ha deciso di farlo «fabbricando» anche strumenti ad hoc. Le sue arpe possono avere migliaia di corde, di diverse dimensioni. I venti scuotono e lo strumento, indirizzato, vibra. Insolita gamma di suoni e rumori, quasi un «respiro cosmico» e persino il tempo pare battere in maniera diversa.
«Il grande progetto - continua - è stato quello di affrontare i problemi compositivi attraverso la struttura delle botteghe rinascimentali. La mia esperienza, per lungo tempo, è stata portata in giro in Italia e all’estero dalla formazione “Mud Group Sound”. L’obiettivo sempre quello, andare oltre gli steccati fissati dal temperamento equabile». Ovvero superare quel sistema per la costruzione della scala musicale fondato sulla suddivisione dell’ottava (da “do” a “do”) in dodici semitoni uguali. Nuove frontiere dell’avanguardia.
Ora Bertoncini è alle prese con un’altra sfida: costruire un’arpa dotata di oltre tremila corde, una sorta di ragnatela «concertante» sempre a disposizione dei venti di turno. Debutto al Monte Cetona, in data 2008.

Scrive del compositore-inventore il musicologo Gianmario Borio nella prefazione del suo libro: «È uno dei più coerenti sostenitori di quell’indirizzo estetico non a caso definibile come “Musica sperimentale”».
Spazio Antologico
Via Mecenate 84/10
h. 18,30 (info 0220403478)

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