Periferie: ecco gli errori di Veltroni

Beatrice Lorenzin*

La vicenda della rivolta nelle «banlieue» apre inquietanti scenari anche nei grandi agglomerati urbani italiani. È singolare che sia proprio Romano Prodi, leader del centrosinistra, ad attaccare per primo la totale mancanza di politiche urbanistiche mirate a migliorare la qualità della vita dei cittadini e quindi a favorire l’integrazione sociale nelle città. È singolare perché, quando con il suo allarmismo l’ex «padrone» dell’Iri descrive le periferie italiane come «le peggiori d’Europa», non ricorda che le responsabilità dello sviluppo urbano sono di competenza esclusiva degli enti locali amministrati per il 70% dal centrosinistra. Negli ultimi 15 anni Roma, ad esempio, ha avuto sindaci di centrosinistra. C’è stata una continuità culturale tra chi ha firmato la costruzione di quartieri dormitorio quali il Laurentino 38, Corviale e Tor Bella Monaca e chi oggi firma opere spettacolari che stentano a coniugarsi con i problemi di gestione e manutenzione della città. Il centrosinistra a Roma ha seguito la filosofia di quartieri polifunzionali chiusi in sé stessi dove le «aree metropolitane» non possono dialogare con il centro della città e cadono vittima della disgregazione sociale causata da una visione della città che non pone al centro la persona, quanto piuttosto una concezione massimalista e funzionalista che ha prodotto i «mostri» degli anni ’70 da una parte e permesso il degrado dell’abusivismo dall’altra.
A tutti noi è caro il tema dell’integrazione, ma non bastano le accorate parole di chi amministra la capitale a costruire un vero equilibrio sociale nelle periferie. Fino a oggi la sinistra italiana si è sempre riferita come modello di buona amministrazione a quello francese. Oggi proprio questo modello ha mostrato tutti i suoi limiti e contraddizioni. Il problema dell’integrazione è quanto mai attuale e l’Italia ha l’opportunità di poter imparare dagli errori dei nostri vicini europei che da più tempo convivono con le necessità di una società multiculturale. La sinistra crede che i problemi della capitale possono risolversi con il multiculturalismo, che ha fallito in zone come l’Esquilino. Non possiamo accettare la cultura del ghetto e della concentrazione di spazi fisici circoscritti del disagio che creano miscele esplosive. La risposta doveva essere il Prg approvato lo scorso anno. In realtà questo disegno ha mostrato i limiti di una politica miope che non ha saputo affrontare la sfida delle periferie, senza aprirsi ad una politica abitativa mista con la vocazione di una comunità dal volto umano. Sul fronte della viabilità e degli aspetti socio-sanitari l’amministrazione guidata da Veltroni non ha dato risposte per anni rimandando il problema sine die. Ad aggravare la situazione la mancata promessa del policentrismo culturale dove Roma nel suo complesso avrebbe dovuto essere protagonista di iniziative culturali permanenti, ma in realtà gli intenti della giunta Veltroni sono rimasti lettera morta favorendo sempre il centro a scapito dei quartieri che lo circondano.

La «società insicura» citata dal sindaco Veltroni rimane, quindi, il frutto di un progetto senza sostanza firmato da governi e da amministrazioni di centrosinistra ancora oggi sorde alle tante voci provenienti dalle periferie e soffocate dal magistrale rito delle inaugurazioni fittizie.
(*) Coordinatrice regionale di Forza Italia

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