Stefano Zurlo
nostro inviato a Torino
Lei in aula non cè. E tocca al marito spiegare le ragioni di unassenza così ingombrante. «Anna Maria dice Stefano Lorenzi al Giornale - non vuole avere a che fare con la perizia psichiatrica e tanto meno con gli psichiatri». Nessun contatto fra limputata e gli specialisti che dovrebbero scandagliarne lanimo. Sono quattro luminari: il poker di cattedratici riceve la solenne investitura dal presidente della Corte dassise dappello Romano Pettenati. Dovranno esaminare «il funzionamento mentale e in genere psichico» di Anna Maria Franzoni, stabilire se allepoca dellomicidio era capace di intendere e di volere, se è in grado di sostenere il processo e, valutare, infine, la sua pericolosità sociale. Quesiti complessi per un lavoro che si annuncia arduo, difficile, monco. «Voi fate un po quello che vi pare ribadisce lavvocato Carlo Taormina - la signora Franzoni non vi incontrerà e non collaboreranno nemmeno i suoi familiari, i parenti, gli amici». Il segnale è esplicito e basta dare unocchiata ai banchi di solito occupati dal clan dei Lorenzi e dei Franzoni per trovare conferma: il drappello è ridotto a due persone, quasi ambasciatori in terra straniera: Stefano Lorenzi e il padre Mario.
Di più: Taormina prova subito a far saltare i nervi di Gaetano De Leo e Ivan Galliani, sfruculiandoli sul curriculum: «Lei è uno psichiatra?», chiede a bruciapelo alluno e allaltro; segue un breve battibecco con Giovanni Battista Traverso, infine Taormina decide di non rivolgere nemmeno la parola a Franco Freilone. Pettenati prova a ignorare la guerriglia, ma non ci riesce. Fissa la tabella di marcia dei sei esperti i quattro, più Taormina e il consulente della Procura Ugo Fornari e con nonchalance convoca la Franzoni per il 28 gennaio allistituto di medicina legale di Modena. «Non so nemmeno se vi risponderà», replica acido Taormina. «Di solito alle domande si risponde», lo serve col sorriso sulle labbra Pettenati. «Queste chiude il discorso Taormina non sono domande ma inviti non graditi».
Il sostituto procuratore generale Vittorio Corsi cerca di allargare il perimetro della perizia. Chiede di ascoltare il medico e lo psichiatra in servizio al carcere delle Vallette di Torino quando la Franzoni finì in cella. Poi propone di far vedere agli esperti le cassette di alcune trasmissioni tv: due puntate di «Porta a porta», una di «Matrix» dello scorso 21 novembre, una del «Maurizio Costanzo Show», uno speciale condotto da Irene Pivetti. Tutto, per laccusa, può servire per sondare il presunto mistero della personalità; perfino un fuori onda in cui la Franzoni dice al giornalista: «Taormina si oppone». La corte ammette le immagini. «Vede commenta Lorenzi si attaccano a tutto. La verità è che la perizia psichiatrica lhanno già fatta in primo grado, ha dimostrato che Anna Maria non è pazza, ma non ha spostato niente».
E allora ciascuno per la sua strada: i periti in un difficile gioco di specchi rifletteranno su carte, documenti e interviste televisive, i Franzoni, almeno per oggi, attuano lo «sciopero» e restano a casa, sullAppennino bolognese.
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