«Permessi taroccati pagati duecento euro»

(...) Poi però se ne è procurato uno irregolare...
«Ma non è così! Un giorno un vigile della zona che conosco molto bene è entrato nel mio esercizio a prendere un caffè e chiacchierando del più e del meno mi ha chiesto che tipo di tariffa per la sosta avessi. Io ho spiegato che pagavo un tagliando al mattino e uno alla sera, come tutti i miei colleghi. Lui allora mi ha detto che mi avrebbe fatto avere un pass diverso che mi consentisse di parcheggiare gratis».
Beh, non gli è venuto il dubbio che fosse un po’ strana come offerta?
«No, siamo amici da anni e tutti i vigili mi conoscono, pensavo fosse un permesso regolare. Un favore a un amico di vecchia data».
Un favore che, da quanto emerge dalle indagini, costava dagli 80 ai 150 euro...
«Si sbagliano. Io non ho pagato un bel niente. Mai avrei accettato di versare soldi. Ma siamo pazzi? Sono onesto, io. E sa che le dico? Pure quel vigile è una persona per bene. Ci metto le mani sul fuoco. Diverso è il caso di un agente che prende soldi per far ottenere un pass: quello sì che è un farabutto».
Infatti. Lei forse no, ma altri hanno pagato per i permessi. Ne sa niente?
«Ho saputo della cosa quando mi hanno portato al comando per interrogarmi. C’erano altri commercianti, un cinese si lamentava. Aveva dato 200 euro a un ghisa pensando di aver fatto una cosa regolare. Non pensava di aver fatto nulla di male. Invece il suo pass era falso».
Come il suo, d’altronde. Davvero non si aspettava di poter passare qualche guaio per questa storia?
«Le giuro di no. Quando sono venuti due agenti in borghese al bar intimandomi di seguirli al comando, sono caduto dalle nuvole. Mi hanno fatto vedere il pass sulla mia auto, io ho tranquillamente ammesso che era mio e che me l’aveva dato un loro collega. Poi mi hanno detto che sarei stato accusato di corruzione, a momenti muoio di infarto. Soffro di cuore, lo sa?».
Mi spiace. Al comando che le hanno chiesto?
«Mi hanno fatto vedere delle foto di agenti e io ho dovuto indicare chi mi aveva fornito il pass. Ho spiegato poi come erano andate le cose e pure chi mi interrogava ha ammesso che non avevo fatto nulla di male».


Se le cose sono andate come racconta, in effetti, la sua posizione non è grave come dice il suo capo d’accusa. Si sente tranquillo?
«Oggi più che nei giorni scorsi. Mi sono spaventato all’inizio. Ma le ripeto: resto convinto di non aver commesso nessun reato».

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