I punti chiave
Ci sono uomini che fanno la storia ed Enzo Biagi è uno di questi. Diciotto anni dopo la sua scomparsa Biagi resta una figura centrale del giornalismo italiano: un narratore del reale che ha saputo unire informazione e umanità con una voce riconoscibile, ferma e sempre fedele al dovere di raccontare. Da Pianaccio sull'Appennino bolognese, dove nacque il 9 agosto 1920, Enzo Biagi ha percorso un cammino che lo ha portato dalle redazioni di provincia ai più importanti studi televisivi italiani.
Da Epoca alla Rai
Le tappe chiave della sua carriera sono tante. Nel 1952 fu protagonista del rilancio del settimanale Epoca. Biagi ne assunse la direzione al posto di Renzo Segala e con intuito giornalistico e coraggio editoriale decise di dedicare la copertina al caso Wilma Montesi. L'iniziativa segnò la svolta: Epoca tornò al centro dell'attenzione e, sotto la sua guida, divenne una delle principali riviste italiane del dopoguerra. Nel 1961 Biagi fu chiamato alla direzione del Telegiornale della Rai, imponendo il suo stile: meno spazio alla politica, più attenzione ai fatti e alle storie. Nel 1974 affiancò l'amico Indro Montanelli nella fondazione de Il Giornale, portando la sua inconfondibile visione giornalistica sulla carta stampata. Nel 1995 portò in tv una delle sue tante "creature", "Il Fatto", un format di approfondimento dopo il TG1 sui principali fatti del giorno, grazie al quale realizzò interviste a personaggi come Marcello Mastroianni, Sophia Loren, Indro Montanelli e Roberto Benigni. Dal difficile rapporto con Silvio Berlusconi all'esilio Rai durato cinque anni, Biagi tornò davanti al pubblico per l'ultima volta grazie alla conduzione di "RT Rotocalco Televisivo" nel 2007, pochi mesi prima di morire.
I problemi al cuore
La carriera di Enzo Biagi è andata di pari passo con i suoi problemi al cuore. Una condizione che lo accompagnò per tutta la vita, ma che non riuscì mai a fermarlo. Fu lui stesso, più volte, a parlarne con ironia e lucidità. "Ho sei bypass, un record", disse nel 1994, dopo il suo terzo intervento al cuore subito al centro cardiologico "Monzino" di Milano. Un calvario iniziato vent'anni prima, nel 1979, quando si sottopose al primo intervento a cuore aperto a Londra, mentre si trovava nella capitale inglese per un reportage televisivo, e proseguito con la seconda operazione nel 1991, la più difficile per sua stessa ammissione: "Dentro di me pensavo di non farcela". Eppure la fragilità fisica non gli impedì mai di tornare al suo mestiere, con la stessa passione e curiosità di sempre.
I tragici lutti familiari
Il 2002 rimane uno degli anni più difficili per Enzo Biagi. In quell'anno decise di non rinnovare il contratto con la Rai, mettendo un punto alla sua lunga carriera dopo 41 anni di collaborazione con il servizio pubblico. Fu un passaggio delicato, coinciso con uno dei periodi più difficili della sua vita privata. In quei mesi, infatti, la morte bussò alla porta della sua famiglia: il 24 febbraio 2002 perse la moglie Lucia Ghetti, compagna di una vita, e poco più di un anno dopo, il 28 maggio 2003, scomparve improvvisamente la figlia Anna, a cui era profondamente legato, colpita da un arresto cardiaco improvviso.
Due lutti ravvicinati che lo segnarono nel profondo e che accompagnarono i suoi ultimi anni, vissuti tra il dolore privato e la dignità pubblica di un uomo che, fino all’ultimo, aveva fatto del racconto la sua forma più alta di resistenza.