"Ingurgitavo cibo poi vomitavo". La confessione della Pellegrini tra bulimia e dismorfia

Nella sua biografia Federica Pellegrini racconta del rapporto compulsivo con il cibo e della dismorfia, che per anni l'ha portata a vedere il suo corpo come un nemico

"Ingurgitavo cibo poi vomitavo". La confessione della Pellegrini tra bulimia e dismorfia
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Le medaglie e i record, che Federica Pellegrini ha conquistato nella sua carriera, sono la parte bella della sua storia di nuotatrice. Dietro ai traguardi e alle gloriose conquiste c'è in realtà un mondo complesso e "malato", che la Divina ha raccontato nella sua biografia edita da La Nave di Teseo, Oro. Per un lungo periodo, soprattutto tra i quattordici e i vent'anni, la campionessa ha avuto problemi di bulimia e dismorfia, due patologie che hanno reso più complicata e dolorosa la sua ascesa verso il successo.

La Pellegrini e la bulimia

La descrizione che la nuotatrice fa nel suo libro dei momenti in cui faticava ad accettare il suo corpo e il peso eccessivo è come un pugno nello stomaco. "La sera, dopo aver mangiato tutto quello che potevo durante il giorno, vomitavo. Lo facevo sistematicamente, quando il ricordo di tutto il cibo ingurgitato aumentava il senso di colpa", racconta Federica Pellegrini, spiegando i motivi: "Vomitare era un po' come ripulirsi la coscienza e anche la mia maniera di metabolizzare il dolore. Si chiama bulimia ma io non lo sapevo". Per lei quella era la soluzione per raggiungere il peso perfetto per volare sull'acqua alla caccia di medaglie e record mondiali.

"Ero una ragazzina grassa e brufolosa"

Il rapporto con il suo corpo è sempre stato complesso nell'adolescenza e quando venne scelta per essere la protagonista di un servizio fotografico (insieme a altre atlete) con il fotografo Gérard Rancinan per SportWeek il suo disagio si manifestò in tutta la sua potenza. "Il giorno della presentazione ho il panico. So già che non mi piacerà. Appese alle pareti ci sono le foto. Enormi. Un incubo", racconta Federica Pellegrini, motivando il perché di tanto fastidio: "Rimango pietrificata, vorrei coprirle in qualche modo, soprattutto quelle con il bikini in cui non vedo altro che i rotoli di grasso sulla pancia. È pieno di gente che vede quella che a me sembra una povera ragazzina grassa e brufolosa, truccata come una puttana, mezza nuda". In quel momento la campionessa aveva solo 17 anni e ciò che provava era umiliazione, inadeguatezza. I segnali di un altro disturbo.

La Pellegrini e la dismorfia

L'ossessione per il peso e per il corpo - negli anni in cui gli ormoni condizionavano non solo le sue prestazioni ma anche i rapporti con gli altri - si tramutarono in un disagio psicologico. "Si chiama dismorfia", ammette nella sua biografia la Pellegrini: "È la malattia per cui non riesci a vederti come sei davvero. Lo specchio riflette l'immagine prodotta dal tuo inconscio, dalle tue ossessioni. Quella che vedi non sei tu, ma la proiezione della tua paura, della tua insicurezza". Così le spalle larghe da nuotatrice sono diventate la sua croce: "Io fin da piccola avevo queste spalle larghe, robuste, che mi imbarazzavano se esposte in abiti eleganti. Cercavo di evitare canottiere, top e qualsiasi cosa le mettesse in evidenza".

Ma anche il peso e l'acne hanno condizionato la sua adolescenza: "Mi riempivo di brufoli che non riuscivo a far sparire in nessun modo. Le creme per l'acne al cortisone non erano consentite dall'antidoping, l'unica cosa che potevo fare era coprirmi di fondotinta". Problemi che, crescendo, Federica Pellegrini è riuscita a superare e a vincere.

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