Maurizio Costanzo, cani, tartarughe e il grande amore per il gatto Filippo

Tutti conoscevano la passione di Maurizio Costanzo per le tartarughe, ma in realtà il grande giornalista amava tutti gli animali, con un legame particolare con i cani e per il suo gatto Filippo

Maurizio Costanzo, cani, tartarughe e il grande amore per il gatto Filippo

Oltre ad essere uno dei più grandi giornalisti e conduttori ialiani, Maurizio Costanzo era un grande amante degli animali. Cani, tartarughe e una grande passione, arrivata ad un'età matura per i gatti, nata dall'incontro con Filippo, il certosino con cui condivideva le sue giornate in ufficio. Il gatto faceva parte di una cucciolata abbandonata, di cui una sua collaboratrice gli aveva parlato: "Le dissi, portamene uno... ed è stato amore a prima vista".

Dei felini, e del suo Filippo, amava dire: "I gatti si fanno i fatti loro, poche smancerie. Io ogni giorno vado in ufficio e lo passo a salutare. Poi qualche volta lui viene ad affacciarsi al mio studio e spesso la sera, dorme sulla mia poltrona. I gatti sono straordinari per la loro dignità e penso che siano riservati nei sentimenti". Parlando di lui aveva anche svelato un piccolo particolare della vita familiare con Maria De Filippi, grande appassionata di cani, che per evitare baruffe in casa lo aveva pregato di lasciarlo nel suo ufficio al centro di Roma invece che nella villa dove abitavano.

Il suo amore per gli animali in genere, arrivava da lontano, addirittura da quando in quinta elementare vinse un premio dell'Enpa per un tema che aveva scritto sulle farfalle: "Ero un animalista, senza saperlo" si divertiva a raccontare. Un volto inedito di profonda umanità, che spiega ancora meglio l'animo e la personalità del grande giornalista. Agli animali aveva dedicato anche una rubrica, “Animali Come Noi” con gli interventi del professor Francesco Petretti, biologo, docente presso l'Università di Perugia, membro del comitato scientifico del WWF, che dopo la sua morte ha lasciato sulla sua pagina Facebook un toccante ricordo: “Sosteneva che non si annoiava mai a parlare e ad ascoltare storie di animali, partecipando con entusiasmo a ogni evento, piccolo o grande”.

Tutti conoscevano la sua passione per le tartarughe, per lui anche sinonimo di buona sorte, che regalava spesso alle persone che incontrava. Ne aveva un'intera collezione, di cui era gelosissimo, composta da migliaia di pezzi perché, come aveva scritto nel libro "La strategia della tartaruga. Manuale di sopravvivenza" (Mondadori), con il loro guscio protettivo erano per lui il simbolo della resilienza, della capacità di resistere alle avversità che possono accadere nel corso della vita, e amava la loro indipendenza e longevità.

Ma quello non fu quello l'unico libro che scrisse sugli animali, in "Preferisco i cani (e un gatto)" (Mondadori) scrisse: “Gli animali sono superiori a noi in tante faccende, come la capacità di esprimere affetto, di dimostrare fedeltà, di essere sinceri e di prevaricare l’altro solo per lo stretto necessario alla sopravvivenza. L’uomo no, l’uomo prevarica per gioco, per noia, per insicurezza, per vuota ambizione. L’osservazione del mondo animale è stata per me una lezione di vita”.

Legatissimo ai cani, i tanti che insieme alla moglia Maria aveva preso e che erano diventati parte della famiglia: “Mi considerano uno come loro, un pari grado, e devo dire che a me non dispiace affatto”, raccontò una volta.

Il gatto Filippo gli aveva rubato il cuore, tanto che quando il sabato e la domenica non andava in ufficio, si sincerava che qualcuno andasse sempre a controllare che tutto fosse a posto, e che il Certosino non restasse mai solo.

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