Milano negli occhi dei fotografi: intervista a Galimberti e Hänninen

Il racconto di Milano passa attraverso gli occhi di due fotografi che hanno immortalato la città e i suoi cambiamenti: Elena Galimberti e Giovanni Hänninen

Milano negli occhi dei fotografi: intervista a Galimberti e Hänninen
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"Cerco di creare un dialogo con il luogo, io lo esploro, lui mi rimanda delle cose". A dare la traiettoria per un’osservazione meditativa di Milano sono le parole di Gabriele Basilico, il fotografo che più di ogni altro seppe leggere le trasformazioni della città. Allo speciale evento organizzato da ilGiornale nell'ambito del proprio cinquantenario, il racconto di Milano passa proprio attraverso gli occhi di due grandi fotografi che nel tempo hanno immortalato la città e i suoi cambiamenti: Elena Galimberti e Giovanni Hänninen. Abituati a raccontare i tanti volti di Milano, i due fuoriclasse dello scatto ci faranno comprendere le evoluzioni nel tempo, le abitudini e le possibili le proiezioni future della città. Sul palco allestito al Circolo Filologico Milanese, l'intervista è a cura di Barbara Silbe.

Galimberti racconta come sia diventata fotografa e come questa esperienza abbia cambiato il suo modo di vedere la città. "Ora il mio obiettivo è aprire lo sguardo, far vedere quel che la gente di solito non nota. Bisogna metterci anima e cuore anche nel guardare quelle cose che vengono considerate brutte, come nelle periferie". Hänninen evidenzia invece i numerosi ed evidenti cambiamenti di Milano. "Io sono figlio del Politecnico di Milano, ma ho avuto anche modo di conoscere Gabriele Basilico. Mi percepisco come un alieno che guarda la città senza pregiudizi; il mio modo di osservare e fotografare dall'alto consente di osservare diversamente quel che di solito non notiamo. Non so se la fotografia sia in grado di predire il futuro, ma può essere una bandiera a vento che ci indica la direzione. Nel nostro racconto a immagini raccontiamo la città che cambia, ma abbiamo bisogno anche di un pubblico sensibile e attento".

Il fotografo ricorda l'impatto straniante della città ferma durante la pandemia. "Rimaneva una tela bianca, in piazzale Cordusio ho fotografato una enorme parete senza manifesti pubblicitari, che rappresentava lo stop delle attività". Galimberti: "Si sente l'esigenza delle persone di abitare gli spazi in modo nuovo. In Corvetto, con i laboratori di quartiere, si è creata una rete unita, solida e creativa.

Milano è una città che ha anche grande inventiva. Mi colpisce come molte persone che abitano in un quartiere non conoscano spesso gli altri quartieri. La fotografia può aiutare ad aprire lo sguardo, a far scoprire quel che c'è".

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