Morrone smaschera il "circolino" del cinema e diventa un "cane"

L'attore, apprezzato dal pubblico per la serie "365", nel momento in cui ha espressamente dichiarato di non essere allineato con il mondo radical chic ha subito una delegittimazione mediatica quasi senza precedenti

Morrone smaschera il "circolino" del cinema e diventa un "cane"
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Che danno ha fatto Fabrizio Corona quando ha sdoganato l'uso della parola "circolino". Non perché questo non esista ma proprio perché ha coniato un termine che calza perfettamente su tutte quelle comunità elitarie e ristrette che diventano, inevitabilmente, centri di potere. Di fatto Corona ha reso visibile agli occhi di tutti l'esistenza di queste comunità, che ora non fanno nemmeno nulla per nascondersi. L'ultimo esempio è l'accanimento mediatico su Michele Morrone, attore di discreta fama internazionale, che nell'ambito del cinema italiano non ha avuto particolare successo. E dopo la sua intervista a Belve, in cui ha espanso il proprio ego, molto probabilmente verrà ancora più emarginato dal "circolino" romano del cinema, ma anche da quello (più ristretto) milanese, perché si è permesso di criticarlo.

Tra le tante cose dette da Morrone all'indomani della messa in onda del programma, il cinema italiano "se la canta e se la suona da solo, pieno zeppo di pregiudizi nei confronti dei diversi", se "se non la pensi con il cuore a sinistra sei solo un fascista, se non usi scarpe Clark e non dai l’idea di essere trasandato, non sei un vero attore. Avete rotto". E ancora, l'attore ha puntato il dito contro i "pregiudizi di artisti che fanno i finti inclusivi democratici, sinistroidi che dopo aver preso un David si sentono Dei scesi in terra e si concedono il lusso di fare della morale di sinistra non perché tengono al loro paese ma semplicemente perché fa figo fare l’attore impegnato nel sociale e nella politica". Ha smascherato il "circolino" del cinema, lo stesso che in queste settimane si indigna perché il governo non finanzia i film che vedono solamente nella loro stretta cerchia.

Victoria Cabello mentre intervistava Roberto Bolle ha detto senza mezze misure che, secondo lei, Morrone è un "cane" come attore. Ha proprio detto così, anche se sotto forma di battuta: ma dare del "cane" a qualcuno per come lavora è difficile da prendere come battuta. E poi c'è Iago Garcia, che da Caterina Balivo ha detto che "si è formato più in palestra che a scuola di recitazione", confermando una delle accuse di Morrone, secondo il quale "se non hai studiato alla Silvio D’Amico o al Centro sperimentale non sei nessuno". E poi c'è il bellissimo mondo dell'opinione pubblica di sinistra, che dopo le affermazioni di Morrone e le parole di Cabello, una sorta di entità venerata dagli amanti del circolino elitario culturale di sinistra, ha iniziato a sparare ad alzo zero contro Morrone. Sono gli stessi che quando uscì il film "365 giorni" con protagonista Morrone ne esaltavano la bellezza e la bravura. Più la bellezza, forse, ma intanto sono quelli che hanno contribuito al suo successo.

E oggi che l'attore si è espresso, siccome non è allineato con le loro ideologie, lo massacrano e ne sminuiscono la professionalità. È uno dei grandi mali dell'Italia quello di non essere capaci di scindere la caratura professionale dall'ideologia, ed è ciò che sta spegnendo il nostro Paese.

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