“Non è il mio re”. Le proteste su Carlo: la monarchia è in pericolo?

Contestazioni, proteste e critiche stanno attraversando il regno appena nato di Carlo III, minacciando l'integrità e la sopravvivenza della monarchia

“Non è il mio re”. Le proteste su Carlo: la monarchia è in pericolo?

La Corona deve affrontare le spinte indipendentiste di una parte del Regno Unito e del Commonwealth. Carlo III, da sovrano realista qual è, sa che non può sottrarsi alla sfida, né ignorare gli inevitabili cambiamenti storici e politici. La sopravvivenza della monarchia dipende anche dalla sua capacità diplomatica, dall’abilità a raggiungere un compromesso che tenga conto della volontà del popolo.

La flemma britannica contro il coro di proteste

Il 16 febbraio 2023 re Carlo III è arrivato a Milton Keynes per celebrarne il nuovo status di città assegnato durante il Giubileo di Platino della regina Elisabetta, lo scorso giugno. Ad attenderlo di fronte alla Church of Christ the Cornerstone, però, non c’erano solo ammiratori entusiasti, ma anche alcuni membri del gruppo “Republic”, che mira all’abolizione della monarchia e avrebbe minacciato di creare disordini anche all’incoronazione di Carlo, il prossimo 6 maggio. Queste persone, una ventina secondo il corrispondente del Daily Express Richard Palmer, sollevavano cartelli su cui era scritto “Not my king”, “Non è il mio re”. Carlo III non ha battuto ciglio. Espressione tranquilla, andatura flemmatica, Sua Maestà ha stretto mani, sorriso e scambiato qualche parola con chi era venuto fin lì per vederlo. La protesta non è stata una sorpresa, poiché Carlo III era già stato avvertito dal suo staff. Comunque il comportamento di re Carlo è stato lodato dalla stampa britannica e definito “stoico” dall’esperta di linguaggio del corpo Judi James, che ha aggiunto: “Carlo ha lo stoicismo nel Dna, grazie a sua madre…che gli ha insegnato a ignorare [simili eventi] in modo ineccepibile”.

Non è la prima volta

La Corona britannica fronteggia da sempre le critiche e il dissenso. La corrente antimonarchica si muove parallela a quella fedele alla famiglia reale. Il 9 novembre 2022, per esempio, durante la visita di Carlo e Camilla a York per inaugurare la prima statua dedicata alla regina Elisabetta, un 23enne, Patrick Thelwell, lanciò contro i reali tre uova, mancando per fortuna i bersagli. Immediatamente arrestato, l’autore del gesto eclatante esclamò: “Questo Paese è stato costruito sul sangue degli schiavi”. Il 6 dicembre scorso, a Luton, Nord di Londra, accadde un episodio molto simile: il 21enne Harry May scagliò un uovo contro il re, (anche stavolta Carlo ne è uscito incolume), sostenendo che la visita di Sua Maestà “in un’area povera” fosse “di cattivo gusto”. Persino l’amatissima regina Elisabetta subì l’ira dei contestatori: a Dresda, nel 1992, anche lei dovette difendersi da un lancio di uova.

Contestazioni durante il royal tour

Solo pochi giorni prima dell’incidente a Milton Keynes i principi di Galles sono stati coinvolti in un altro incidente simile: durante la loro visita in Cornovaglia un uomo, subito bloccato dalla polizia, ha esposto di fronte a William e Kate un cartello con su scritto: “È il 21esimo secolo, non abbiamo più bisogno di una monarchia”. Il royal tour della coppia ai Caraibi, nel marzo 2022, non andò meglio: in Belize e alle Bahamas i principi vennero accusati di essere dei “colonialisti” e il primo ministro giamaicano Andrew Holness dichiarò senza mezzi termini, di fronte alla coppia, che la Giamaica vuole diventare un Paese “indipendente”. Lo scorso ottobre Kate Middleton fu protagonista di una contestazione in Irlanda del Nord: durante la passeggiata all’esterno del Carrickfergus Castle una donna le disse: “Piacere di conoscerti, ma sarebbe stato meglio se fossi rimasta nel tuo Paese…L’Irlanda appartiene agli irlandesi”. Kate si limitò a sorridere, mantenendo il suo celebre aplomb.

La banconota australiana

All’inizio del febbraio 2023 l’Australia ha preso una storica decisione: “La Reserve Bank ha deciso di aggiornare la banconota da 5 dollari con un nuovo disegno che onora la cultura e la storia dei primi australiani” e “sostituirà il ritratto di Sua Maestà la regina Elisabetta II”, ha dichiarato la Banca Centrale australiana. L’effigie di Carlo III non sarà sulla banconota di nuova emissione, ma solo sulle monete che presto saranno in circolazione. Il ritratto di Elisabetta II era sulla banconota dal luglio 1992, quando si celebrò il 40esimo anniversario della sua ascesa al trono. Inoltre l’effigie del monarca è sempre stata presente su almeno una banconota. Non è finita. Il primo ministro australiano vorrebbe indire un nuovo referendum, dopo quello del 1999, per capire se l’Australia voglia o meno separarsi da Londra.

Un pericolo per la monarchia?

Da una parte ci sono le spinte indipendentiste di diverse nazioni del Commonwealth, dall’altra la questione interna derivante dal desiderio di Scozia, Galles e Irlanda del Nord di sottrarsi all’autorità di Londra e dalla presenza gruppi politici che auspicano l’abolizione dell’istituzione. Impossibile sottovalutare il rischio che il Regno Unito esca malconcio e dimezzato da eventuali, futuri referendum, benché il fronte monarchico sia ben saldo e coeso. Non c’è più la carismatica Elisabetta II a frenare la volontà di recidere i legami con la Casa Reale. “Tutto andrà rinegoziato”, ha affermato a Fanpage l’esperto Vittorio Sabadin. “Elisabetta è stata l’ultima grande regina…Carlo…succede a sua madre che…è considerata un po’ la madre della Gran Bretagna, una donna che non ha mai sbagliato in 70 anni”. Carlo III, dimostrando grande realismo e la sua attitudine alla mediazione, avrebbe già intrapreso questa rinegoziazione: nel giugno 2022, durante un discorso in Ruanda, ha messo in evidenza che ogni Stato ha diritto di “decidere liberamente” il proprio destino politico, commentando: “L’esperienza della mia lunga vita mi ha insegnato che i cambiamenti possono essere concordati con calma e senza rancore”.

Niente panico

La storica Tessa Dunlop, dopo la protesta a Milton Keynes, ha ridimensionato l'impatto politico delle contestazioni, spiegando al Mirror: “…Queste agitazioni antimonarchiche non devono scatenare il panico, sono parte di una democrazia in buona salute, che è il motivo per cui Carlo ha continuato le sue passeggiate tra la folla. Il re sperimenta da sempre [queste situazioni].

Il battesimo del fuoco fu durante l’investitura [a principe di Galles] nel 1969, con la ben più aggressiva opposizione nazionalista gallese…Dobbiamo aspettarci che le proteste diventino più forti con l’avvicinarsi dell’incoronazione”, ma “non è nulla di nuovo. Nel 18esimo e nel 19esimo secolo i reali erano costantemente bersaglio di invettive…”.

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