Gli Oscar, il talento, i due matrimoni, il gioco d'azzardo: Vittorio De Sica tra mito e realtà

Il 13 novembre 1974, dopo una lunga battaglia contro il cancro, moriva l'attore e regista Vittorio De Sica, una delle figure più complesse e decisive del nostro cinema

Gli Oscar, il talento, i due matrimoni, il gioco d'azzardo: Vittorio De Sica tra mito e realtà
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Attore istrionico e regista geniale, Vittorio De Sica è stato una delle figure più complesse e decisive del nostro cinema. Nato come attore di teatro, divenne il divo elegante del cinema in bianco e nero (da "Gli uomini, che mascalzoni…" del 1932, dove cantava "Parlami d'amore Mariù", diventata poi un suo cavallo di battaglia, a "Pane, amore e fantasia" del 1953) prima di imporsi come uno dei registi italiani più influenti del dopoguerra. Capace di coniugare sguardo sociale e finezza narrativa, De Sica firmò capolavori come "Sciuscià", "Ladri di biciclette", "Ieri, oggi, domani" e "Il giardino dei Finzi Contini", tutti premiati con l'Oscar al miglior film in lingua straniera, mentre "Matrimonio all'italiana" ottenne solo una candidatura. Uomo dal talento multiforme, Vittorio De Sica ebbe una vita privata irrequieta: grande giocatore d'azzardo e seduttore instancabile, mantenne due famiglie quasi in parallelo, trasformando il suo privato in una sorta di commedia all'italiana.

I due matrimoni, le amanti e i figli

La vita privata di Vittorio De Sica fu complessa e movimentata tanto la sua carriera. Nel 1937 sposò l'attrice Giuditta Rissone, dalla quale ebbe la figlia Emi, ma già durante il matrimonio intrecciò una lunga relazione con l'attrice catalana María Mercader, conosciuta sul set di "Un garibaldino al convento". Per anni i due vissero il loro amore in segreto, ostacolati dalle leggi italiane che vietavano il divorzio. Solo nel 1959, dopo una cerimonia civile a Parigi, De Sica poté sposare ufficialmente Mercader, con cui ebbe due figli, Christian e Manuel. Dotato di grande fascino e carisma, Vittorio De Sica finì spesso al centro del gossip dell'epoca. Oltre ai due grandi amori ufficiali, gli vennero attribuite diverse relazioni extraconiugali, alcune delle quali con note attrici del cinema italiano come Anna Magnani (con cui avrebbe avuto un legame breve ma passionale durante gli anni Quaranta), Yvonne Sanson, sua partner in più film, e Lea Padovani.

Il gioco d'azzardo e i debiti

Tra le tante virtù Vittorio De Sica ebbe anche qualche debolezza. Il gioco d'azzardo fu la più nota e devastante. Mario Puzo lo citò come uno dei tre più grandi e accaniti giocatori nella storia di Las Vegas. Questa passione lo portò a sperperare i suoi risparmi, tanto da lasciare ai figli non solo un'eredità artistica, ma anche molti debiti. Christian De Sica ricordò con affetto e ironia i vizi del padre: "A 21 anni debuttai con uno spettacolo a Montecarlo, davanti al principe Ranieri, Grace Kelly, Gene Kelly, oltre a mio padre e mia madre. Tremavo, ma alla fine venne giù il teatro dagli applausi. Papà esclamò: 'Posso morire tranquillo, lo sai fare'. Poi, il giorno dopo, ci fu un imprevisto: Vittorio perse tutto al Casinò, così io gli prestai le 250mila lire guadagnate con lo spettacolo. E lui tornò tutto felice a giocare. Se ci penso, mi intenerisco ancora".

Al suo vizio De Sica dedicò anche un episodio del film "L'oro di Napoli" del 1954: nel quarto episodio, "I giocatori", interpretava il conte Prospero, un nobile rovinato dal vizio del gioco che sfida a carte un bambino, perdendo tutto, persino i vestiti. Con schietta ironia, De Sica mise in scena se stesso, trasformando la propria debolezza in un ritratto amaro e autentico dell'uomo dietro l'artista.

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