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La satira leggera e organica del compagno Bobo

È morto il disegnatore che inventò la figura del comunista disilluso ma sempre fedele al Partito

La satira leggera e organica del compagno Bobo

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È morto Sergio Staino, e anche la Sinistra non sta molto bene. Aveva 83 anni, ed era ricoverato da tempo. Nelle vignette, di solito, si disegna una lapide con le lettere «R.I.P». Vignettista e fumettista, fra i più famosi disegnatori italiani di satira politica fra Prima e Seconda Repubblica, intesa come forma di Governo, e di mille giornali, da l'Espresso a Repubblica, intesa come quotidiano, Staino ha tratteggiato incoerenze, retorica e antitesi della Sinistra.

Fustigatore, ma col piumino. Lo scudiscio non sapeva, o non voleva, usarlo. A dispetto del caso «Nattango», estate 1986, quando su Tango disegnò, imitando lo stile di Giorgio Forattini, una caricatura del segretario comunista Alessandro Natta che ballava nudo al suono di un'orchestrina guidata da Bettino Craxi e Giulio Andreotti (cui non a caso appose subito una «Errata Corrige»), Sergio Staino incarnò perfettamente, da sinistra, la satira organica al Partito, in tutte le sue declinazioni: Pci, Pds, Ds e Pd. Sempre un po' con il freno a mano, niente a che fare con la satira più libera e irriverente del Male, anzi in assoluta ortodossia con la Casa Madre, da via delle Botteghe Oscure a via del Nazareno, anche in assenza, ormai, del Partito stesso. Non è un caso che a un certo punto ebbe persino la direzione dell'Unità, fra il 2016 e il 2017, quando poi il giornale chiuse.

Buonissimo rispetto a un perfido come Vauro, meno feroce ed elegante al confronto di un Vincino, più borghese dell'operaista Altan, di un sarcasmo dolce come semmai Ellekappa, Staino - un vecchio marxista dai lauti stipendi - tendeva a far risaltare le contraddizioni e la crisi di valori della sua Sinistra. Ma senza acredine. La sua era un'autosatira panciuta e pacioccona. Un po' come la sua creatura più celebre: Bobo, uno di famiglia. Sovrappeso, barba e calvizie, occhiali, nasone e profilo marxista-leninista (metà Umberto Eco, metà specchio del suo creatore), Bobo, rivoluzionario da tinello in perenne crisi di identità esistenziale, personifica il militante comunista che un tempo friggeva - volontario - le braciole alle feste dell'Unità ma che a un certo punto non c'è stato più. Staino continuò a disegnarlo identico, stesse utopie, stessa ideologia, anche quando il suo corrispettivo reale era del tutto scomparso, come le stesse feste dell'Unità, e poi persino l'Unità, ed era diventato una maschera.

Come una stella morta, Bobo per anni ha continuato a brillare in forma consolatoria, con meno satira e più retorica, anche quando il suo universo di riferimento - il Partito - era imploso. Ah, a proposito: forse Umberto Eco e lo stesso padre-disegnatore non c'entrano nulla con la fisionomia di Bobo, un sessantottino nato sulla carta nel 1979, su Linus, rivista diretta allora da Oreste Del Buono (e scusate se è tanto). Come ci suggerisce Fulvio Abbate, uno che la vecchia sinistra la conosce così bene da esserne uscito presto, l'alter ego di Staino è probabile sia ispirato a Gianni Carino, illustratore, umorista, disegnatore e autore di un'immortale storia del maiale: il De Porcellis. Comunque. Adesso Sergio Staino non c'è più. Bobo uscirà dai giornali e entrerà nelle antologie. E la sinistra non fa nemmeno più così tanto ridere.

Per il resto, di Staino si può solo dire bene. Afflitto da una malattia agli occhi che iniziò a colpirlo a solo 37 anni e che ultimamente lo aveva reso quasi cieco, ma senza mai impedirgli di lavorare («Il disegno io lo penso sempre molto e così mi sono accorto che la mia mano destra si muoveva da sola e disegnava quello che avevo in testa»), ha rispettato il luogo comune letterario e giornalistico secondo cui è il cieco a vedere meglio le degenerazioni della vita. Compagno diverso e allineato, Staino era un toscano di Piancastagnaio, terra di Siena, di santi e bestemmie, una laurea inutile in Architettura e una passione sviluppata dall'adolescenza: i fumetti. «È stata mia mamma a darmi il dono: fin da piccino ridisegnava con me i libri di fiabe - confessò una volta -. È lei che mi ha fatto amare il disegno. E da grande, per stare bene, prendevo in mano una matita».

Così, da grande, la matita l'ha usata tantissimo: oltre a lavorare per il Messaggero e l'Unità, ha fondato e diretto il settimanale satirico Tango, ha pubblicato su La Stampa, ha disegnato per Cuore, Tv Sorrisi e Canzoni e la Smemoranda. Anche per il Riformista... Nel 2017 Staino - uno dei presidenti onorari dell'UAAR, l'Unione di atei e agnostici razionalisti - ha collaborato anche con Avvenire.

«Per me Gesù è un bellissimo personaggio storico, il primo dei socialisti, il primo a combattere per i poveri» spiegò.

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