I punti chiave
I media si sono scatenati dopo la notizia di un presunto inseguimento dei paparazzi ai danni di Harry e Meghan. Una scena rocambolesca che sarebbe durata addirittura due ore e mezza, definita una “catastrofe sventata” dal portavoce dei Sussex. Buckingham Palace non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito, scegliendo l’abituale linea del silenzio. Il giornalista ed esperto della royal family Antonio Caprarica ha un’opinione netta sull’accaduto, che ha rivelato al sito Fanpage.it.
Una ricostruzione da verificare
Ci sono diversi punti oscuri nella vicenda del presunto inseguimentodi Harry, Meghan e Doria Ragland a New York la sera del 16 maggio, dopo che la duchessa ha ricevuto il premio “Women of Vision”. I giornali hanno paragonato l’accaduto al tragico incidente di Lady Diana sotto il Tunnel dell’Alma, avvenuto il 31 agosto 1997. La realtà, però, potrebbe essere molto diversa. Un dettaglio su tutti: l’autista del taxi su cui viaggiavano i duchi, Sukhcharn Singh, ha dato una versione dei fatti che non coinciderebbe del tutto con le parole del portavoce.
L’uomo ha dichiarato: “Non lo definirei un inseguimento, non mi sono mai sentito in pericolo”. Rivelazione importante, perché cambia totalmente la narrazione fatta in queste ultime ore. Anche le autorità statunitensi hanno ridimensionato la faccenda. Per conoscere la verità occorrerà ricostruire la dinamica di questo presunto inseguimento, per capire se Harry e Meghan siano stati davvero in pericolo di vita, o se abbiano sopravvalutato, più o meno consapevolmente, il rischio. Il giornalista Antonio Caprarica non si è lasciato travolgere dagli eventi, ritenendo che i Sussex, ancora una volta, abbiano voluto giocare il ruolo delle “vittime”.
Il “fantasma di Diana”
Caprarica non ha dubbi. Il vittimismo sarebbe diventato il marchio dei Sussex: “È un ruolo che hanno scelto con un certo trasporto, sfruttato commercialmente senza tanti scrupoli”. Il denaro e la visibilità sarebbero gli obiettivi di Harry e Meghan. A proposito delle contraddizioni nelle ricostruzioni il giornalista ha spiegato: “…Harry e Meghan vivono in un loro mondo di fantasia, animato dal fantasma di Diana, in cui sembrano voler vivere e che ormai si sono abituati e decisi a sfruttare…Se i giornali non parlano di loro in qualche modo, Harry e Meghan cadono in una totale dimenticanza, credo che abbiano sparato tutte le cartucce che c’erano da sparare…”.
I Sussex avrebbero trovato un altro modo per far scrivere i loro nomi sui tabloid anche perché, ha detto Caprarica, non avrebbero “nessun altro merito evidente nella vita” che possa metterli in luce: “…Hanno modificato una modesta disavventura, trasformandola in una caccia durata addirittura due ore, con molteplici collisioni e feriti, ma di tutto questo non c’è traccia nei report della polizia di New York”. Caprarica è certo che l’incidente di Harry e Meghan sia una “decalcomania dell’incidente di Diana per ribadire…che lui e la moglie rischiano la tragica fine della madre”, ma “per la loro salute mentale e quella dei loro figli sarebbe un gran bene se finalmente la lasciassero riposare in pace”.
Due “mitomani”?
Secondo Antonio Caprarica il principe Harry potrebbe aver usato questo presunto inseguimento per sottolineare la necessità di essere protetto e, di conseguenza, evidenziare il torto che gli avrebbe fatto il governo britannico togliendogli la security: “…Si è anche dichiarato disposto a pagare, come se la polizia potesse essere considerata una specie di agenzia privata…evidentemente Harry vive in una realtà parallela, che lascia assai temere per il suo equilibrio, il suo benessere mentale. L’incidente è stato utilizzato per continuare la narrazione che si è costruito, quella di essere vittima di una specie di complotto mondiale, che vede tutta la stampa e i giornalisti schierati contro di lui, tranne quelli che usa per diffondere i suoi messaggi di vittimismo…Con c’è solamente Meghan e l’ombra di Diana. Questo è il mondo fantastico di Harry e Meghan”.
Il giornalista crede anche che il silenzio di Buckingham Palace fosse una conseguenza ovvia, perché “non c’era nulla che potessero dire”.
Diverso sarebbe, invece, lo scopo del silenzio dei duchi dopo l’accaduto: “…Le dichiarazioni della polizia di New York dicono a chiare lettere che è…un’esagerazione. A polemizzare con la polizia, con il sindaco di New York ci farebbero la figura dei mitomani…”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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