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Perugia: il dna di Raffaele sul reggiseno di Meredith

Scoperta della scientifica. Si aggravva il quadro per lo studente e per Rudy: impronte dell'ivoriano sulla borsa della vittima. La nuova traccia proverebbe che Sollecito era lì al momento del delitto. L’indumento intimo tagliato con una lama

Perugia: il dna di Raffaele 
sul reggiseno di Meredith

Caterina Proietti
Stefano Zurlo


Era la prova schiacciante che gli inquirenti cercavano per confermare le loro ipotesi su come si era consumato l'omicidio di Meredith Kercher. È arrivata ieri con i risultati delle analisi effettuate su un lembo del reggiseno di Mez trovato durante l'ultimo sopralluogo nel cascinale di via della Pergola.

Su questo piccolissimo pezzetto di stoffa, secondo la Scientifica tagliato di netto da un coltello, sono state rinvenute tracce di dna di Raffaele Sollecito. Elemento che per gli investigatori confermerebbe la presenza dello studente pugliese sulla scena del delitto, insieme a quella di Amanda Knox e Rudy Guede.

L'impianto accusatorio si regge infatti sull'ipotesi che tutti e tre i ragazzi oggi ristretti nel carcere di Perugia fossero in casa quando Mez è stata uccisa. Il verdetto uscito ieri dai laboratori segna un punto in più a favore del pm Giuliano Mignini, secondo cui la morte di Meredith è stato il drammatico epilogo di una violenza di gruppo. Il dna isolato ieri dagli esperti della polizia scientifica offre un’ulteriore spinta verso questa direzione.

Il padre di Sollecito però ancora una volta gioca di contropiede per difendere il figlio e ancora una volta dà una lettura diversa a questa nuova prova, che complica la posizione del figlio. «L’unica spiegazione che riesco a darmi - dice Francesco Sollecito - è che mio figlio possa avere toccato il reggiseno perché quell'indumento lo aveva indossato anche Amanda. D'altronde Amanda era abbastanza avvezza a questi scambi e, come si sa, ha indossato anche indumenti intimi di Raffaele (un paio di boxer - ndr)». Raffaele Sollecito ha sempre sostenuto di essere rimasto nella sua camera in via Garibaldi, di aver fumato parecchie «canne» e di aver fatto sesso con la sua fidanzata.

Gli elementi a suo carico finora erano il coltello da cucina trovato nella sua abitazione, sul quale c'è il dna di Amanda nella parte del manico e quello di Meredith sulla lama. Ci sono anche le numerose versioni raccontate agli inquirenti e smentite dalle indagini. «Quella sera - ha sempre detto Sollecito - ho lavorato al computer», ma l'analisi della polizia postale sul pc ha stabilito che non c'è stata «interazione umana».

Altri buchi neri per gli investigatori si riscontrano nella labile spiegazione fornita per motivare l'accensione del suo cellulare alle 5 del mattino del 2 novembre. Il telefonino era stato tenuto spento dalle 8.30 della sera prima e Sollecito ha sempre affermato di essersi svegliato non prima della 10.30.

A sostegno della tesi che tutti e tre fossero in casa mentre Meredith veniva uccisa c'è anche un ulteriore elemento. E cioè il dna di Guede isolato in una goccia di sangue ritrovata su una borsetta della vittima, appoggiata nella camera da letto. Non solo. Ad aggravare la sua posizione c'è anche la traccia individuata sul polsino insanguinato della manica sinistra della tuta di Mez. D'altronde l'ivoriano, nelle tante versioni fornite, ha anche confermato di aver avuto un rapporto sessuale con la vittima.

Rimane invece immutato il dossier di prove a carico di Amanda Knox. Contro di lei pesano le macchie di sangue trovate nel bagno: una all'interno del lavandino, vicino allo scarico, e l'altra su una scatola di cotton fioc appoggiata sul bordo dello stesso lavabo. Entrambe presentano tracce di dna misto della ragazza americana e di quella inglese. Ciò, sempre secondo l'accusa, confermerebbe se non la partecipazione diretta di Amanda all'omicidio almeno la sua presenza sulla scena del delitto e, soprattutto, non permette di escludere che la Knox sia andata in bagno a lavarsi le mani sporche di sangue.


Nei giorni scorsi gli investigatori avrebbero anche risentito alcune amiche delle due ragazze perché, durante l'attesa in questura all'indomani dell'omicidio, Amanda avrebbe raccontato loro particolari sulla morte della coinquilina così dettagliati che poteva conoscere solo chi era in casa quella tragica notte. Difficile però capire quale sia la verità tra i tanti racconti sibillini fatti da FoxyKnoxy.

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