Pervertiti, cannibali, violentatori: una escalation per malati mentali

L a Repubblica Slovacca ha di che essere fiera per essersi prestata a rappresentare il paese come un centro di perversioni omicide. Tre ragazze americane si recano là per una vacanza diversa che sarà davvero tale. Vengono attirate in una trappola da un’organizzazione locale, che offre a pagamento la possibilità di uccidere qualcuno nei modi più efferati. Naturalmente i clienti sono in massima parte americani, pervertiti ai massimi livelli. E così ha inizio l’allegra sarabanda. Sgozzamenti, cannibalismo, decapitazioni, in un campionario per deviati mentali, quali stiamo lentamente diventando anche noi. È un’escalation che tende ad inebetirci, accerchiati come siamo da proselitismi di vario tipo, tutti poco raccomandabili. «Cosa vuoi che sia farsi una canna? O una presina di coca, uno stupro, magari di gruppo, è più divertente, picchiare i propri figli, rubare legalmente, uccidere forse».

Invitiamo stavolta gli spettatori, gente normale, per bene, gente che lavora e che ha dei figli, li invitiamo ad assistere a questa macedonia di tutte le atrocità che è possibile immaginare, grazie alla complicità di una critica formata da giovani incoscienti, presuntuosi e cinici, che trasformano questa materia vomitevole in cinema di culto, perché anche se non ve ne accorgete loro vi umilieranno perché non avete colto l’ironia della materia. Capito?

HOSTEL – PART II di Eli Roth (Usa, 2006) con Laureen German, Roger Bart. 90 minuti.

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