Pescara D’Alfonso va dal medico per non commissariare il Comune

L’ultimo giorno utile, Luciano D’Alfonso ritira le dimissioni da sindaco di Pescara. Non vuol dire che tornerà a fare il primo cittadino, perché con un certificato medico si autosospende dall’incarico per motivi di salute e cede le redini del comune al suo vice, Camillo D’Angelo. Con questa bizantina manovra il politico Pd, inquisito per presunte tangenti, evita in extremis il commissariamento prefettizio previsto per domani e consente alla sua giunta di gestire l’amministrazione, con pieni poteri, fino alle prossime elezioni del 6 e 7 giugno. Affetto da una non meglio identificata «patologia ingravescente e permanente, quanto meno nel senso della imprevedibilità della data della completa guarigione», D’Alfonso schiva così anche un nuovo arresto. Infatti, il 15 dicembre aveva subito gli arresti domiciliari ma alla vigilia di Natale era tornato libero proprio grazie alle sue dimissioni. Per il Pdl la sua ultima mossa è «una vergogna», una «acrobazia» per evitare che un commissario «possa assumere poteri e leggere le carte del comune», denuncia Maurizio Gasparri. E chiede al leader Pd Walter Veltroni che cosa ha da dire sull’escamotage del «falso certificato medico» per impedire una «operazione verità».

Mentre il centrodestra locale proclama per sabato 10 la «giornata dell’indignazione», il commissario del Pd per l’Abruzzo Massimo Brutti dice di rispettare la decisione di D’Alfonso in attesa che sia fatta «piena luce» sui fatti.« Il Pd - replica Gaetano Quagliariello - a dispetto di qualsiasi pudore istituzionale, non rinunzia ai suoi giochi di potere». Ma per il Pd Lanfranco Tenaglia D’Alfonso dimostra «senso delle istituzioni».

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