Pescara: D'Alfonso ora ritira le dimissioni, ma affida tutto al vice

Il sindaco del Pd all'ultimo giorno utile torna in carica. Ma presenta un certificato medico per impedimento. Evitato il commissario. Indagato per corruzione era stato messo ai domiciliari il 15 dicembre scorso e poi scarcerato

Pescara: D'Alfonso 
ora ritira le dimissioni, 
ma affida tutto al vice

Pescara - Colpo di scena. Il sindaco Luciano D’Alfonso ha ritirato stamani, ultimo giorno utile, le sue dimissioni da primo cittadino. Contestualmente all’ufficio protocollo è stato depositato un certificato medico che attesta il suo impedimento al lavoro per motivi di salute. In base al testo unico sugli enti locali le funzioni di primo cittadino saranno svolte dal vice sindaco Camillo D’Angelo. Scongiurato, almeno per il momento, il ritorno anticipato alle urne. D’Alfonso era stato rieletto alla tornata amministrativa dell’aprile scorso. Le sue dimissioni avrebbero aperto la strada al commissariamento prefettizio con le nuove elezioni che si sarebbero tenute il 6 e 7 giugno prossimi, in concomitanza con le provinciali e le europee.

Il vice Il vice sindaco D’Angelo ha reso noto che "ora si andrà in prefettura a rendere nota la comunicazione dell’impedimento del sindaco a continuare la sua attività. Il sindaco - ha spiegato D’Angelo - si autosospende in maniera permanente in quanto non si conosce il tempo che sarà necessario per migliorare la sua situazione di salute che è stata certificata già da tempo dai medici. Abbiano dovuto prendere atto della volontà del sindaco e con una delibera abbiamo confermato quello che per legge è necessario fare. A questo punto - ha proseguito D’Angelo - l’amministrazione continua la sua attività fino alle prossima scadenza elettorale". Secondo il vice sindaco non sarebbe quindi cambiato nulla e si andrà lo stesso al voto a giugno con il vice sindaco e non con il commissario.

L'addio di D'Alfonso "Malgrado sia immutata in me la volontà di impegnarmi ogni giorno al servizio di Pescara, ne sono impedito e non posso aderire alle calde e rinnovate sollecitazioni di tantissime moltitudini di cittadini che mi invitano a proseguire il mio mandato. Non sono più nelle condizioni personali per potervi fare fronte con la dedizione che esso comporta" scrive D’Alfonso in una lettera ai cittadini di Pescara. "Confido - prosegue - che questa mia doverosa, ma sofferta determinazione valga a rasserenare tutti e quindi a consentire che la stessa attività di indagine, sul piano squisitamente tecnico, possa procedere scevra da condizionamenti inevitabilmente connessi al grande impatto mediatico di questa vicenda, al quale sono rimasto fin qui assolutamente estraneo. Nel prendere congedo dalla mia responsabilità di sindaco di Pescara voglio in conclusione - scrive ancora D’Alfonso - rinnovare la mia professione di amore e di dedizione a questa comunità, che per me è stato un onore servire in tutti questi anni ed alla quale continuerò a dare il mio apporto, in primo luogo dimostrando, nelle sedi previste dalla legge, l’assoluta correttezza politica e amministrativa".

Indagato Tre le inchieste che vedono coinvolto il primo cittadino. La più eclatante è quella che lo portò ai domiciliari il 15 dicembre scorso, poi revocati alla vigilia di Natale, con accuse pesanti relative, in particolare, ad appalti pubblici milionari in cambio di favori. Un’altra inchiesta è relativa all’urbanistica e fu avviata nel novembre 2006 da quando 22 accordi di programma e programmi complessi finirono sotto l’attenzione della magistratura. All’epoca ci furono approfondite indagini patrimoniali su D’Alfonso e gli investigatori setacciarono i suoi conti bancari e quelli dei suoi familiari fino al terzo grado di parentela senza tuttavia scoprire "tesori" di sorta. Da questo filone di indagini sarebbe emerso solo il prestito di un fondaco da parte di un costruttore. L’ultima inchiesta è relativa all’assunzione in Comune del suo ex braccio destro, Guido Dezio. L’inchiesta è chiusa dal 16 novembre 2007 e ora si attendono le decisioni dei magistrati.

In questo caso il primo cittadino è indagato per abuso patrimoniale per aver favorito l’assunzione, a un livello superiore, del suo uomo di fiducia. Nell’inchiesta sulle presunte tangenti sono indagate, in tutto, quaranta persone.

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