Roma - Il Pd attacca i giudici. Il "caso Pescara" dimostra che serve "molta prudenza" ma anche "una valutazione seria dei dati che va fatta nei confronti di tutta la magistratura". Lo afferma Luciano Violante commentando, ai microfoni di Sky Tg24, la scarcerazione del sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso. Spiega l’ex presidente della commissione Affari costituzionali della Camera: "Non sussistevano le ragioni per le quali è stato arrestato il sindaco di Pescara. Credo ci voglia molta prudenza perché è caduta una amministrazione per ragioni, a quanto pare, insussistenti". Violante rivolge quindi "un invito alla prudenza" come a "una valutazione seria dei dati che va fatta nei confronti di tutta la magistratura".
An: "Le accuse restano" "D’Alfonso è stato rimesso in libertà dal gip di Pescara solo, come afferma l’ordinanza, per 'l’essersi dato corso alle sue dimissioni e al previsto commissariamento del Comune, che determina un ulteriore indebolimento della rete di rapporti intessuti dal D’Alfonso nell’esercizio della propria attività politico-amministrativa e dalla conseguente capacità di manipolare persone informate e documenti'". Lo dice in una nota il coordinamento provinciale di Alleanza Nazionale che aggiunge:"In termini di gravità giudiziaria il quadro accusatorio, già integralmente condiviso dal gip nel momento dell’adozione delle misure cautelati, rimane nel suo complesso confermato e anzi sotto taluni aspetti rafforzato".
Cascini (Anm): "Indizi gravi" "Trovo singolare che si discuta tanto di aspetti relativi alla decisione del giudice di scarcerare, come se la rivalutazione delle esigenze cautelari fosse uno scandalo, e si trascura il fatto che secondo il giudice sussiste un quadro di indizi grave". Lo ha detto il segretario dell’Anm Giuseppe Cascini durante un'intervista a Sky a proposito delle polemiche sollevate dalla decisione del gip di Pescara Luca De Ninis che, due giorni fa, dopo l’interrogatorio di garanzia e le dimissioni del primo cittadino, ha deciso di scarcerare l’ex sindaco di Pescara per il quale aveva convalidato, nove giorni prima (il 15 dicembre), gli arresti domiciliari. Secondo Cascini, invece, la politica dovrebbe interrogarsi su cosa accade "nelle amministrazioni comunali. Purtroppo il ripetersi di inchieste giudiziarie sul fenomeno della corruzione - ha concluso il segretario dell’Anm - denuncia solo una cosa: che la corruzione è diffusa nel Paese" ed è un problema generale che "non può essere affidato solamente alla magistratura".
"Peggio di Tangentopoli" "La corruzione in Italia è più che diffusa, la situazione è più grave di quella di Tangentopoli - prosegue Cascini -. La corruzione è più diffusa, capillare e più fuori controllo. Quella di Tangentopoli era una corruzione governata dai partiti e, paradossalmente, più controllabile, mentre oggi è lasciata alla libera intrapresa dei singoli e in particolare al settore imprenditoriale che in qualche modo è più forte della politica. È un cancro molto serio rispetto al quale la politica troppo tempo ha perso ad interrogarsi sulle ragioni. Il rischio è che si continui a interrogarsi sui magistrati che la corruzione disvelano e puniscono".
Quagliariello "Ci auguriamo che in questo momento di difficoltà anche il Pd comprenda finalmente che il garantismo è un principio di civiltà che vale sempre e non solo quando i propri esponenti sono sotto accusa". Lo afferma in una nota Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario dei senatori del Pdl.
"Se il dottor Cascini ritiene veramente, come noi, che non vi sia bisogno di una nuova stagione di contrapposizione tra politica e magistratura - osserva - non dovrebbe nemmeno dare l’impressione di ricercare teoremi o di compiere comparazioni storiche tra i nostri giorni e il periodo di Tangentopoli, che non competono al segretario dell’Anm. Allo stesso modo, il compito dei magistrati è quello di amministrare la giustizia e non di organizzare crociate, anche se queste hanno per oggetto la pubblica moralità".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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