"Pestato per un orologio, ma non voglio una pistola"

Il giornalista: "Uno di loro mi ha preso per il collo e riempito di pugni in faccia. Poi mi ha colpito con qualcosa di duro e metallico sulla testa, penso fosse il calcio di una pistola: un’aggressione violenta che mi ha veramente terrorizzato"

da Roma

«Uno di loro mi ha preso per il collo e riempito di pugni in faccia. Poi mi ha colpito con qualcosa di duro e metallico sulla testa, penso fosse il calcio di una pistola: un’aggressione violenta che mi ha veramente terrorizzato». Lamberto Sposini adesso è tranquillo, protetto dalle mura della sua casa. Ma il giornalista è convinto che non si libererà presto dal ricordo di questa brutta notte.
Come sta?
«Dovrei mettere il collare ma non me la sento perché mi fa male. Ho la faccia piena di bozzi ed ecchimosi, due denti che ballano e un trauma cranico: al pronto soccorso del San Giovanni mi hanno dato dieci giorni di prognosi».
Com’è andata?
«Erano le due di notte. Rientravo in macchina nella mia casa all’Aventino dopo essere stato a cena con un paio di amici. Come sempre ho aperto il cancello che dà accesso al cortile interno. Sono entrato in macchina e ho parcheggiato. Mentre scendevo per andare a richiuderlo mi sono trovato davanti due facce nere come la pece. Erano due uomini robusti, col passamontagna in testa. Hanno detto qualcosa ma non si capiva nulla. Non ho neanche fatto in tempo a scendere dalla macchina che mi sono saltati al collo: ho avuto la sensazione che mi stessero aspettando».
Allora che ha fatto?
«Loro hanno iniziato a colpirmi duro, parlavano tra loro ma non capivo che volevano. Alla fine mi hanno strappato l’orologio. Per fortuna sono riuscito a rientrare in macchina e mi sono attaccato al clacson. Suonavo e urlavo gridando aiuto».
Che lingua parlavano? Gli investigatori seguono la pista romena, come per l’aggressione al regista Giuseppe Tornatore, avvenuta qualche settimana fa nella stessa zona.
«Francamente non si capiva che lingua fosse. Avrebbe anche potuto essere un dialetto molto stretto. Non me la sento di fare ipotesi però secondo me le circostanze dell’aggressione a Tornatore erano diverse: non era notte fonda e non avevano il volto coperto».
Che cosa è successo quando ha cominciato a suonare il clacson?
«A quel punto i due sono scappati. Un vicino si è affacciato chiedendo che succedeva e io gli ho chiesto di chiamare la polizia. Poi sono andato al pronto soccorso a farmi medicare».
Gli aggressori erano soli o c’era qualcuno che li aspettava? Saprebbe riconoscerli, magari dalla voce?
«Penso fossero solo in due. Erano robusti e indossavano jeans ma questo è tutto: non avrei elementi per identificarli».
Questa aggressione la condizionerà?
«Certo la paura è stata tanta e mi è rimasta addosso. Ma non cambierò vita e non mi andrò a comprare una pistola».
Prima Tornatore ora è toccato a lei. Pensa che la situazione stia precipitando?
«Certo l’Aventino è un bel territorio di conquista. È una zona residenziale piena di gente dello spettacolo e diplomatici.

Molto tranquilla perché di sera le strade sono deserte visto che non ci sono negozi e neppure locali. Il problema per me c’è sempre stato. Adesso si è alzato il livello di attenzione da parte dei media perché è stata coinvolta gente nota».

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