Pesto di Santa in Ucraina

Giuliano Benazzi è un po’ come Willy Wonka, il titolare della famosa Fabbrica di Cioccolato; nel polo artigianale di Santa Margherita, però, niente magie al gusto di cacao: il protagonista principale è il pesto. «Perla srl» taglia il prestigioso traguardo dei trent'anni di attività: oltre al fiato per spegnere le candeline, serve buona memoria per ricordare tutti gli episodi che hanno accompagnato l'azienda tra battaglie e successi. Tutto comincia nel 1981 quando Giuliano, emiliano di nascita ma ligure di adozione, decide di tentare l'avventura imprenditoriale insieme alla moglie Grazia Panettieri. Il primo ostacolo sulla strada che porta al sogno è il nome da dare alla società: B.P. come le iniziali dei due cognomi? «Uguale alla British Petroleum» pensa Giuliano; G&G come le iniziali dei nomi? «Troppo scontato». E allora ecco uscire la «Perla», che nell'immaginario del titolare è una gemma preziosa contenuta in una piccola conchiglia, rappresentata proprio da questa azienda nata un po' per gioco e un po' per scherzo. Un nome che richiama al soprannome della città di Santa Margherita e invita a qualche fraintendimento: «Una volta mi telefonarono dalla Finlandia pensando che vendessi reggiseni» ridacchia Giuliano. L'impresa, che inizialmente commercia pomodori e funghi secchi, si trova ben presto negli anni del boom del pesto genovese. E così, nel 1993, viene alla luce il pesto a marchio «Portofino». Da allora di strada ne è stata fatta parecchia e ai coniugi si è aggiunta la figlia Laura. I numeri sono importanti: quattro milioni di euro di fatturato e 18 dipendenti che per Giuliano sono innanzitutto persone e poi lavoratori. Il condimento arriva sulle tavole di tutto il mondo: dall'Ucraina a Cipro, dal Giappone agli Stati Uniti. Il 15 per cento del ricavo aziendale proviene dalle esportazioni estere. Ogni paese ha le sue esigenze: «In Cina - spiega - lo vogliono senza aglio perché il loro è diverso dal nostro, più dolce». Dal 2007 è aperto un polo artigianale in via Dogali di oltre duemila metri quadrati: «È stato come costruire una villa dentro al Colosseo» afferma tra il serio e il faceto. Nel mezzo tante battaglie. Come non ricordare la creazione del «Consorzio produttori pesto alla genovese» per contrapporsi alle grandi multinazionali che spacciano per pesto alla genovese quello preparato con il basilico israeliano o, addirittura, con il prezzemolo. Deciso ma creativo allo stesso tempo. Per esempio quando insieme all'antica azienda artigiana genovese di Gino Marini dà vita alle «cravatte al pesto»: su una morbidezza di seta e uno sfondo jaquard blu risaltano piccoli mortai e foglie di basilico. Per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, Giuliano inventa la confezione tricolore con tre vasetti di pesto che richiamano alla bandiera italiana: uno alla genovese, uno alla salsa di noci e uno rosso con pomodori secchi e basilico; la notizia arriva anche a Palazzo Grazioli e piace al premier Silvio Berlusconi che ne richiede un assaggio: «L'ho persino invitato alla festa che si terrà sabato 10 settembre all'Hotel Miramare» puntualizza il titolare dell'azienda.

Che per l'occasione, aiutato dal giornalista Marco Delpino, ha riassunto la sua storia in un libro. Un regalo che verrà donato agli oltre cento invitati attesi alla serata di gala. Ovviamente insieme ad un mortaio con pestello in miniatura: quello non poteva proprio mancare.

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