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«Il petrolio minaccia la crescita»

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Per anni ha fatto parlare di sé tra bar e discoteche come la gemella savia della più scatenata Jenna, amante dei cocktail a base di tequila. Ma da due mesi Barbara Bush, una delle figlie del presidente George W. Bush, indossa la cuffietta bianca e l’uniforme da crocerossina e fa la volontaria al Red Cross War Memorial Hospital di Città del Capo nel reparto dei bambini ustionati e malati di Aids.
La presenza di Barbara nell’unità pediatrica è stata per settimane un segreto ben custodito, ma è venuta alla luce - e forse non è una coincidenza - in occasione del vertice del G8 di Gleneagles in Scozia, a cui suo padre partecipa, e dove il tema degli aiuti all’Africa è in testa all’agenda dei lavori. Che Barbara sia a Cape Town l’ha confermato la Casa Bianca, annunciando che la madre Laura e la sorella Jenna la raggiungeranno per cinque giorni, prima di partire per altri Paesi africani per parlare di iniziative anti-Aids.
In passato, le due sorelle sono state più volte protagoniste dei rotocalchi per aver violato la legge acquistando alcolici. Ma Barbara sembra aver abbandonato la vita spericolata di un tempo. 23 anni, laureata a Yale, la gemella savia che secondo i giornali di New York potrebbe addirittura non essere repubblicana e che fu fotografata avvinta in una torrida lambada con un playboy risultato poi pregiudicato, si aggira senza farsi notare da maggio nei sei piani del maestoso ospedale.
Secondo il Boston Globe l’interesse di Barbara Bush per la lotta contro l’Aids è nato quando, con la madre Laura, aveva visitato l’unità pediatrica anti-Aids di un ospedale in Botswana gestito da un’università del Texas. Non è chiaro perché la gemella Bush abbia poi scelto Città del Capo per realizzare quello slancio filantropico. In questa unità, Barbara sembra adottare un basso profilo.

Una capo-reparto ha detto di aver probabilmente conosciuto la ragazza Bush, ma di non esserne certa: «Abbiamo tante volontarie, e siccome nessuno firma all’ingresso, non c’è modo di sapere chi sono».

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