Pezzotta lascia la segreteria Udc all’assessore «amico» della Lega

Pezzotta lascia la segreteria Udc all’assessore «amico» della Lega

Il congresso regionale a Milano, le elezioni comunali, l’incognita delle alleanze. La partita dell’Udc lombarda è lunga, ambiziosa e disseminata di prove da superare. Oggi lo schema è il Terzo polo, ma dalle parti del centro non si fa che ripetere che «cambierà tutto». Appena fatta l’ultima mossa già si guarda alla prossima mano. E se oggi l’obiettivo è restare al tavolo, domani - possibilmente - si punta a dare le carte. Un primo assaggio di quel che accadrà da qui a un anno lo si vedrà presto. Il 3 marzo, in un hotel accanto alla stazione centrale si celebrerà l’assise regionale. Gli iscritti sono 12mila, i delegati 538. L’attuale coordinatore, Savino Pezzotta, si appresta a lasciare. Un avvicendamento fisiologico, così viene descritto, dopo una fase commissariale in cui l’ex leader della Cisl ha gestito la transizione dalla vecchia Udc alla nuova, con l’adesione di Rosa bianca e altre componenti minori. Se l’uscita di scena di Pezzotta non sarà traumatica, tuttavia, non è affatto detto che niente cambierà. Anzi. Se non ci saranno sorprese - vale a dire candidature di outsider od oppositori interni, tali da imporre la discesa in campo di qualche nome di peso, il successore designato oggi è Christian Campiotti. Varesino, 42 anni, amico di Pierferdinando Casini, Campiotti nel ’92 era già segretario provinciale dei giovani Dc. E la sua designazione ha una doppia lettura: geograficamente è la scelta di puntare sull’anima non milanese del partito, quella che ha confermato il suo miglior radicamento (soprattutto a Brescia). Dal punto di vista politico è la rivincita dell’ala destra dell’Udc, che proprio nel bresciano Mario Scotti, oggi vice di Pezzotta, ha il suo riferimento. Il fatto che Campiotti sia assessore a Varese, nella Provincia guidata da Dario Galli, esponente di quella Lega che oggi è «odiatissima» (dai centristi), non può certo passare inosservata. «Certo, la cosa salta agli occhi, se è vero che proprio per la Lega abbiamo rotto col centrodestra», dice qualcuno». «No, è solo una coincidenza che non gli giova», minimizzano altri nel partito.
Ma il centro, oggi, più che un luogo politico terzo fra destra e sinistra, è (o vuol essere) il crocevia fra quel che è stata la Seconda repubblica e quello che sarà la terza. E la linea dell’Udc è tutta giocata su questo equilibrio fra ieri, oggi e domani. Se è vero che è impraticabile un ritorno alla vecchia gloriosa Casa delle Libertà, che tante soddisfazioni (e posti in giunta) ha dato in passato, qualcuno ammette che con una nuova Lega, su basi nuove, si potrebbe anche ragionare. Oggi, intanto, la linea ufficiale è quella dell’ortodossia casiniana: si sta da soli, o con un Pdl senza Lega. E se il Carroccio dovesse davvero correre da solo, i giochi si potrebbero riaprire. Per ora, almeno nel milanese, le possibili alleanze sono un’eccezione, limitata forse ad Arese e Abbiategrasso, «ma in tre quarti dei casi (i Comuni al voto sono poco più di una dozzina, ndr) prevale la scelta di una corsa autonoma», conferma il neo-segretario provinciale, Alessandro Sancino (di intese col Pd si parla solo a Melegnano). «Se le elezioni sono uno strascico delle vecchie coalizioni non ci intruppiamo - spiega Pasquale Salvatore, segretario cittadino - perché un polo ha fallito e l’altro ci va stretto. Ma se si scompone il quadro siamo disposti a ragionare».

E se qualcuno vede l’Udc come un cespuglio «alla Margherita», il grosso del partito guarda da un’altra parte: «Io dico facciamo una lista civica del Ppe, e rivolgo l’appello al Pdl e all’area moderata del Pd», conclude Sancino.

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