Gian Maria De Francesco
da Roma
Un rifiuto cortese - ma fermo - alla candidatura per ribadire lautonomia della Cisl rispetto ai diversi schieramenti politici e per confermare il proprio impegno nel sociale. La scelta di Savino Pezzotta, segretario della confederazione dei lavoratori più sensibile allispirazione cattolica, è chiara.
La rinuncia a presentarsi come capolista della Margherita al Senato o alla Camera nelle file dellUnione è stata esplicitata giovedi scorso ringraziando lex leader cislino Franco Marini per lopportunità e sottolineando che «in questa fase preferisco non prendere parte a una campagna elettorale. Sono onorato di una proposta che mi è stata fatta dalla Margherita Non l'ho banalizzata nè sottovalutata, così come non ho banalizzato le proposte che mi sono venute da altri: l'Udc e l'Udeur. D'altra parte, non ritengo nemmeno di aver compiuto un gesto eroico. Penso solo di aver fatto una scelta coerente con la mia impostazione: ho detto che quando lascerò il sindacato mi dedicherò alle cose che più mi aggradano oppure potrò fare dell'attività politica. Con alcuni amici sto pensando di dare il via a una Fondazione che guardi all'Africa: forse nel mio futuro potrà esserci questo impegno».
Il gesto, per quanto caratterizzato dal tradizionale understatement pezzottiano, ha determinato comunque delle importanti ricadute. Una sul piano strettamente politico, laltra su quello sindacale. Il problema principale, attualmente, riguarda Largo del Nazareno, sede della Margherita. Larruolamento di Pezzotta avrebbe senza dubbio giovato al partito guidato da Francesco Rutelli. Il sospetto di «unOpa della Margherita sulla Cisl» non era infondato, ma il sindacato è sempre stato geloso della propria autonomia e lha difesa anche ai tempi nei quali a Piazza del Gesù si decidevano gli orientamenti delle relazioni industriali. La candidatura di Pezzotta avrebbe rafforzato quella componente del partito proveniente dal sindacato e rappresentata da Marini, DAntoni e Morese. Comprensibile, quindi, il rammarico di Sergio DAntoni. «Siamo dispiaciuti - ha detto al Giornale - ma rispettiamo la sua decisione anche se avremmo voluto candidare una personalità significativa come Pezzotta».
La scelta di Pezzotta è stata salutata da Avvenire con un editoriale in prima pagina: «Chapeau!», ha scritto il quotidiano della Cei rallegrandosi per una «coerenza che privilegia il politico al partitico». Lelogio è ufficialmente motivato con laver sottratto la Cisl a eventuali accuse di «collateralismo» e «schieramento», in linea con i suggerimenti del cardinale Ruini ai cattolici italiani. I dietrologi, però, vi leggono anche la gratitudine per non aver spaccato i cattolici lombardi, tradizionalmente fedeli alle posizioni del governatore Formigoni.
Il ministro del Welfare, Roberto Maroni, ha chiosato dichiarando: «Non vorrei che la sua rinuncia dipendesse dal fatto che Prodi gli abbia detto che chi si candida a fare il deputato non può poi fare il ministro». La sortita ha provocato irritazione, si apprende da ambienti vicini al segretario che hanno ricordato come il gesto non abbia secondi fini.
In conclusione bisogna esaminare le ricadute sindacali. I successori di Pezzotta sono designati già da tempo e sono Raffaele Bonanni e Pier Paolo Baretta. Uneventuale candidatura del leader avrebbe anticipato la loro ascesa al vertice e qualche malumore (ben celato) probabilmente serpeggia, ma lesecutivo della Cisl del 13 febbraio prossimo e il consiglio generale, fissato per il 28 del mese, consacreranno le tappe dellavvicendamento.
Pezzotta, forte di oltre il 90% dei consensi allinterno del sindacato, dovrebbe rimanere alla guida almeno per un altro anno, fino allassemblea organizzativa della primavera 2007 e prima della scadenza del mandato nel 2008 al compimento del 65° anno di età. «Il segretario - spiega un dirigente vicino alla segreteria - ha sempre svolto un ruolo super partes nel consolidamento dellunità interna.
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