Pezzotta-Udc, prove di nuovo centro «Ma ci serve la riforma elettorale»

Il leader Casini: «Il problema è il proporzionale, se passa si apre uno spazio del 10% tra Pd e Forza Italia»

nostro inviato a Chianciano Terme (Siena)

Ma quanti voti porta, il Family Day? «Dipende dalla legge elettorale», risponde pensieroso Mario Baccini, «ma quel movimento pesa, pesa. Pezzotta poi si sta muovendo bene, ha saputo agganciarsi alle cose giuste, anche al nostro Manifesto di Subiaco». Eccolo infatti Savino Pezzotta, pure qui alla Festa dell'Udc dopo aver fatto la madonna pellegrina in giro estivo per terme e manifestazioni varie: «Non sono stato fermo per più di due giorni senza perdermi un dibattito», confessa sorridendo il portavoce del Family Day, «dalle feste dell'Unità in Lombardia ai convegni dei terziari francescani». Anche ieri per un dibattito dal titolo che è tutto un programma, «La Democrazia o sarà Cristiana o non sarà».
Beninteso, si discute di etica e di radici culturali, di «virtù repubblicane», mica di bassa politica. Ma la voglia di Dc, di Scudocrociato e di Grande Centro è così forte e prepotente che tutti al parco delle terme di Chianciano, anche l'ex leader della Cisl, finiscono col parlare di legge elettorale. Anzi, di sistema tedesco. Meglio, di proporzionale. E se da Roma giunge l'eco del no secco di Silvio Berlusconi al dialogo col centrosinistra dunque sì implicito al referendum elettorale, Rocco Buttiglione risponde che «sì, ha ragione per la vergogna perpetrata in Rai, ma è meglio andare al governo con le riforme».
Insomma, la diaspora postdemocristiana non s'arrende. Ma sa bene che la resurrezione passa per la porta (o la cruna di un ago, se preferite) di una riforma elettorale che come sintetizza Buttiglione poggi su «proporzionale, soglia di sbarramento, niente premio di maggioranza; e se vogliamo indicare anche il leader dello schieramento, facciamolo».
Ma può essere davvero Pezzotta e il «cartello di San Giovanni», il collante per portare Pier Ferdinando Casini e Clemente Mastella a far lista unica alle prossime europee? Casini, che in prima fila sta ascoltando Pezzotta mentre dibatte con Luciano Violante, Buttiglione e Carlo Giovanardi, pensa un poco prima di confidare: «Il problema è il proporzionale, non dipende da me o da Mastella: legare la questione ai nostri nomi serve a banalizzarla, a farne una macchietta. Ma è indubitabile che se passa il proporzionale, s'apre uno spazio al centro per forza di cose, indipendentemente da noi porta un 10% di voti che si collocano tra il Partito democratico e Forza Italia. Che poi, diciamocelo francamente, non è un risultato così entusiasmante. Ma sarebbe un primo passo, in attesa che Forza Italia liberalizzi i suoi voti: e allora, si potrà sperare in un grande centro».
Che Forza Italia metta in libertà il suo bacino elettorale? Forse l'ex presidente della Camera si illude, sperando nel «tutti a casa» del Cavaliere. «Forse, ma le cose stanno cambiando», è la risposta, «questa storia della Brambilla si sta rivelando devastante per Berlusconi, non ce n'è uno dei suoi che voglia starci e che non ne dica peste e corna.

Valgo io come esempio: ho molti amici in Forza Italia, ma sino a qualche tempo fa temevano di farsi vedere a parlare cordialmente con me, sai com'è, ci vuol poco a guadagnarsi l'accusa di connivenza col nemico. Adesso invece, nessuno si vergogna più e anzi mi fanno feste sfogandosi liberamente».
Avanti così, dunque. Anche se Pezzotta avverte che «il popolo di San Giovanni non appartiene a nessuno».

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